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28 Febbraio 2024 - 09:13
Ancora due mesi di tempo per trovare una soluzione abitativa. È questa la novità emersa a margine della riunione in Prefettura di ieri pomeriggio sul caso delle 9 famiglie che ancora oggi, a quarant’anni circa dal loro arrivo subito dopo il terremoto del 1980, vivono all’interno dell’ex manicomio dell’Asl Napoli 1 Centro al Frullone. Il provvedimento di sgombero giunta alla quarantina di persone ivi dimoranti, con 3 nuclei familiari che avrebbero dovuto già tre settimane fa lasciare gli ambienti che la direzione generale dell’Azienda sanitaria napoletana reclama per allestire nuovi uffici, ha subìto un nuovo rinvio almeno sino al prossimo aprile. Nel frattempo, 28 consiglieri comunali nella seduta d’aula di ieri hanno votato all’unanimità un ordine del giorno in cui si sollecita l’amministrazione cittadina e gli altri enti coinvolti a trovare una soluzione che scongiuri il pericolo per le 9 famiglie di ritrovarsi senza un alloggio allorquando lasceranno gli alloggi di via Comunale del Principe. Nel documento, che ha trovato il favore di tutti i gruppi consiliari, si impegna “l’amministrazione comunale, di concerto con le altre istituzioni, ad evitare il rischio che un’annosa questione sociale sia ridotta ad un problema di ordine pubblico, pervenendo alla costruzione di soluzioni positive per le nove famiglie del Frullone, che mettano concretamente al centro il diritto all’abitare e la dignità delle persone’’. Nella giornata di lunedì, dopo un sit-in dinanzi Palazzo San Giacomo, una delegazione dei diretti interessati e gli attivisti della Campagna per il Diritto all’Abitare che stanno seguendo la faccenda hanno incontrato il vicesindaco con delega all’urbanistica Laura Lieto esponendo l’esigenza di avere maggior tempo per individuare un’alternativa. Già nei primi giorni di febbraio gli stessi attivisti si erano barricati e incatenati all’interno degli alloggi con gli abitanti del Frullone per evitare che le forze dell’ordine e l’ufficiale giudiziario eseguissero il decreto di sgombero. Al Roma i rappresentanti delle 9 famiglie loro malgrado protagoniste di questa storia, che già aveva avuto un approfondimento politico-istituzionale addirittura nel 1993 con gli abitanti che avevano raccontato il loro disagio in una puntata del Maurizio Costanzo Show, avevano detto: «Ci sono famiglie che guadagnano poco e sono senza garanzie economiche, trovare altri alloggi, con i fitti alti, è difficile. La nostra intenzione non è mica quella di continuare per forza a vivere tutta la vita in queste case ammuffite, umide e bisognose dei lavori». Se l’Asl, l’aggiunta, «in questi anni ha pagato le utenze non è perchè noi non volevamo pagarle, ma proprio in virtù del fatto che la nostra situazione economica è complicata, fatta molto spesso di lavori saltuari e dai bassi salari». Nonostante il rinvio di ieri, la rete dei cittadini che supporta e tutela le famiglie impossibilitate ad affittare o acquistare casa parla lo stesso «di una situazione in alto mare» pur riconoscendo come «buono» il «segnale» giunto ieri dalla Prefettura e un «segnale politico» l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno in consiglio comunale.
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