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«Serd Area Penale, un modello unico in Italia per i tossicodipendenti reclusi»

«Serd Area Penale, un modello unico in Italia per i tossicodipendenti reclusi»

NAPOLI. Un modello unico in Italia: è quello del Serd Area Penale per garantire ai tossicodipendenti detenuti a Poggioreale, dove ci sono dieci operatori, e Secondigliano, che ne conta cinque, la stessa assistenza di quelli liberi. Viene garantita assistenza, a chiamata, anche per il carcere minorile di Nisida. Un’intuizione dell’Asl Napoli 1 Centro che nel 2001 ha effettuato una scelta strategica che consente l’erogazione «per tutto l’anno di prestazioni mediche, infermieristiche, psicologiche, oltre a esami laboratoristici» spiega Gennaro Pastore, psichiatra e direttore del Dipartimento Dipendenze dell’azienda sanitaria locale partenopea. «Nel 2023 il Serd Area penale ha avuto 1.317 assistiti di cui 367 già in carcere da anni precedenti - dice -. A 278 di loro abbiamo praticato le terapie farmacologiche contro le crisi di astinenza e abbiamo assistito anche 23 alcolisti fornendo poi a tutti un supporto di tipo psicologico. Una caratteristica dell’utenza del carcere rispetto a quella del territorio è che mentre fuori su quattro persone tre fanno uso di eroina e una di cocaina, tra i detenuti la proporzione è invertita». Il Serd Area penale diventa così il primo riferimento per queste persone. «In carcere c’è un turnover continuo - sottolinea Sara Montegrosso, medico igienista, responsabile della struttura -. Naturalmente il numero è più elevato a Poggioreale, dove ci sono 600 reclusi affetti da problemi di tossicodipendenza. Abbiamo individuato anche casi di positività all’Hiv grazie agli screening con esami ematochimici a cui sottoponiamo tutti i pazienti che arrivano alla nostra attenzione. Una volta censiti questi casi, li indirizziamo alla medicina penitenziaria che si occupa della visite infettivologiche in collaborazione con il Cotugno che fornisce le terapia retrovirali. Siamo tra i servizi più sollecitati perché, a parte l’assistenza sanitaria e psicologica, ci sono anche le indicazioni per l’avviamento delle persone ai percorsi alternativi alla detenzione». Pastore, dal canto proprio, tiene a ricordare che «non facciamo solo intervento sanitario, ma operiamo anche sul tempo della pena per coloro che non possono uscire in misura alternativa. Da alcuni anni abbiamo attivato una parte importante dell'assistenza con il progetto Quarto Piano grazie al quale è possibile realizzare attività psico-riabilitative che prevedono laboratori di attività per i detenuti tossicodipendenti, formativi e di gruppo, attività sportive e di socializzazione. Accanto ai programmi socioriabilitativi, il Progetto Quarto Piano è molto attivo con uno sportello per le strutture alternative alla detenzione. Questo, oltre a realizzare opportunità terapeutiche mirate con l'inserimento in comunità residenziali, rappresenta anche una forte azione di contrasto al sovraffollamento carcerario. Grazie al Progetto Quarto Piano in queste settimane è stata attivata, nel reparto Roma, una sezione a custodia attenuata con celle aperte per la maggior parte della giornata, socialità, laboratori e attività oltre al potenziamento dello sportello per l’attivazione e l’accompagnamento alle misure alternative. L’Asl Napoli 1 Centro in questi giorni sta poi per varare un progetto di accompagnamento al fine pena, chiamato Piani Alternativi, per consentire a chi ha scontato la detenzione di partecipare a programmi di formazionelavoro e di reinserimento socio-occupazionale per il ritorno alla libertà». 

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