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Fuori il ras del clan Cimmino: va ai domiciliari Salvatore Arena

Fuori il ras del clan Cimmino: va ai domiciliari Salvatore Arena

Terremoto nella zona collinare di Napoli, il clan Cimmino-Caiazzo rischia di ricompattarsi. Una condanna non ancora definitiva a oltre dieci anni e la pesante accusa di essere uno dei registi dell’imposizione del racket a tappeto non sono bastati ad assicurare la permanenza del ras Salvatore Arena dietro le sbarre. Il 43enne capozona ha infatti ottenuto a sorpresa gli arresti domiciliari: i giudici della Corte d’appello, ritenendo ormai attenuate le esigenze cautelari, hanno accolto in pieno l’istanza avanzata dai legali del presunto ras, gli avvocati Giuseppe Milazzo e Immacolata Romano. Per Arena si sono così spalancate le porte del carcere di Siracusa, detenuto ormai da più di due anni, da quando un maxi-blitz ha azzerato la potente cosca vomerese. A ottobre 2021 la Dda partenopea ottenne l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 53 persone, smantellando il gruppo camorristico capeggiato da Luigi Cimmino, dopo diventato collaboratore di giustizia insieme al figlio Franco Diego, oltre a mettere alla sbarra imprenditori e dipendenti per l’aggiudicazione degli appalti negli ospedali della zona collinare. Per il ras Arena, a cui era contestato il ruolo di capo e organizzatore specializzato nel far recapitare richieste estorsive in nome e per conto del clan, ripartendo poi le cospicue somme incassate tra gli affiliati, il pubblico ministero aveva chiesto in primo grado una pena di 15 anni, ma il tandem difensivo Milazzo-Romano ottenne la condanna ben più mite di 10 anni e 10 mesi. Adesso è in corso il processo di secondo grado innanzi alla Prima sezione della Corte d’appello di Napoli, Presidente Giovanni Carbone, e per l’udienza del 27 marzo è fissata la discussione proprio dei difensori di Arena, da ieri agli arresti domiciliari. I legali del presunto ras delle estorsioni hanno sostenuto e dimostrato, supportati da un’importante sentenza della Cassazione, che il tempo decorso dall’applicazione del titolo cautelare e lo smantellamento del clan consentissero di ritenere le esigenze cautelari ormai attenuate. Già ieri il 43enne ha così lasciato il carcere. Il processo di primo grado si era concluso con 33 condanne e un solo assolto, Renato Esposito. Tra gli imputati figuravano esponenti di spicco della criminalità organizzata dell’area collinare, come il boss Luigi Cimmino, condannato a 9 anni e 4 mesi, e anche diversi funzionari dei più importanti ospedali di Napoli come il Cardarelli, l’azienda dei Colli e il Nuovo Policlinico. Tra le altre condanne stabilite dal gup Anna Imparato (nel processo celebrato con il rito abbreviato) spiccavano quella per Diego Franco Cimmino (figlio dell’ex boss e anch’egli collaboratore di giustizia) che aveva rimediato 9 anni e 4 mesi, l’ex reggente Andrea Basile a 18 anni e 4 mesi e l’ex luogotenente Giovanni Caruson che aveva rimediato 14 anni. Condanna anche per il ras di Miano Gaetano Cifrone (6 anni). L’ex braccio militare del clan Andrea Teano aveva rimediato invece 20 anni e 4 mesi in continuazione con due sentenze.

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