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07 Marzo 2024 - 08:22
NAPOLI. In lontananza, guardando tra le sbarre arrugginite dei cancelli sbarrati, al di là del muro di mattoni e del pavimento insozzato dinanzi ai box chiusi un’auto grigia impolverata rischia di sfondarsi alla prossima caduta di pietre. Dall’altro lato una scopa, alcune cassette in legno e vecchie sedie sono forse il ricordo più vivo delle vecchie attività commerciali. Il soffitto, piene di buche causate da infiltrazioni d’acqua, rimembrano invece il motivo per cui la struttura è chiusa. Si presenta così oggi il rudere del vecchio mercato rionale di via Lago di Scanno nell’Ina casa Ponticelli di pertinenza del Comune di Napoli. Al suo interno ci lavoravano 26 operatori del settore commerciale e non commerciale presenti tutti i giorni dalle 7 alle 19.30. Dopo che il lucernaio e il tetto diedero segni di cedimento, con i sassi accumulati sul pavimento ancora oggi, il Comune, una decina di anni fa. a seguito di opportune verifiche degli organi addetti optò per lo sfratto degli esercenti dopo circa 50 anni. Il salumiere, il macellaio, la lavanderia hanno dovuto sloggiare. «Hanno trovato ratti e piccioni morti, c’è sporcizia e temiamo che possano occupare l’edificio con tutte le conseguenze del caso. Siamo preoccupati anche per la condizione igienicosanitaria e per l’abbandono totale del posto» afferma Tina, una residente del posto che poi aggiunge: «Ora siamo costretti a raggiungere il centro di Ponticelli per fare la spesa, non è vicino e per gli anziani è un grosso problema». Anna, si rammarica a sua volta: «Abbiamo capito che non ci sono soldi per ristrutturare il mercatino, nemmeno con un accordo pubblico-privato. Ma secondo me la spesa non è nemmeno così ingente. Non si può continuare a privare il posto di un punto di riferimento così importante». Quantificare la spesa per il recupero ora appare impossibile, più facile accorgersi del diffuso degrado. Nell’area posteriore, quella della compravendita dei prodotti ittici già senza più vita ancor prima della chiusura totale, ci sono ancora le tracce della vecchia presenza della custode: dei secchi nei lavabi, un’altra auto impolverata in sosta, uno stenditoio con sopra calzini, mutande e bavaglini, un vaso. «Si è impossessata di tutta quella parte, senza che nessuno obiettasse. Chissà se il suo posto sarà occupato in modo fraudolento da altri» confida qualcuno. Avvicinarsi troppo agli ingressi è pericoloso, il tetto sembra quasi possa venir giù alla prima pioggia o folata di vento. A destare preoccupazione sono anche i fili elettrici penzolanti tra le fessure dei lucernari, i pilastri ammuffiti e i vecchi contatori. Qualche protezione in più la si nota soltanto all’interno della vecchia tabaccheria, dove il proprietario ha provveduto in proprio a proteggere il suo negozio e quindi i suoi affari. Antonio Di Costanzo, storico esponente istituzionale del territorio e attualmente assessore della sesta Municipalità con delega all’urbanistica, manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e delle piazze ricorda: «Già durante la giunta di Luigi de Magistris abbiamo fatto una ricognizione sul posto per verificarne lo stato di abbandono. Noi più volte abbiamo chiesto lumi al Comune sulla riapertura del mercato e lo chiederemo di nuovo alla giunta comunale».
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