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07 Marzo 2024 - 08:26
NAPOLI. «Appena salirono la piazza sul mezzo, lui cacciò il coso (fucile, ndr) dal giubbino, presi lei e la buttai a terra, poi iniziai a correre nei giardinetti fino a quando ho sentito il braccio addormentato. Appena sono scappato... boom... era una scoppetta... sarà del nonno che la teneva per sparare ai cani e se la sarà presa». Nelle indagini sull’agguato del 27 dicembre scorso a un 16enne del centro storico in piazza Carlo III c’è stata già il giorno dopo. Quando la vittima, parlando con i familiari in ospedale senza immaginare la presenza di una microspia, ha fatto chiaramente capire agli attenti investigatori della “Omicidi” della questura di Napoli che conosceva chi aveva cercato di ucciderlo. Così i poliziotti della Mobile (dirigente Andrea Olivadese, vice questore Luigi Vissicchio) sono risaliti a un coetaneo del ferito, anch’egli incensurato: è il nipote di un ras del clan Licciardi di Secondigliano. Ieri è stato arrestato e accompagnato in un istituto penitenziario minorile insieme con il complice, un 17enne che quella sera guidava lo scooter. L’agguato, nella ricostruzione degli inquirenti (ferma restando la presunzione d’innocenza dei due indagati fino all’eventuale condanna definitiva) sarebbe il frutto avvelenato di uno scontro tra due gruppi di giovanissimi che andava avanti da tempo con fasi di guerra e pace. Sul cellulare del 16enne, ferito a un braccio da un fucile a pallini, è stata trovata una conversazione una whatsappe tra lui e il coetaneo che gli avrebbe sparato. Il tono è da scherno e si può perciò ipotizzare la vendetta, compiuta alle 19 e 50 del 27 dicembre scorso. «Mi raccomando , fai sparare a... che è più doppio. Tu sei secco secco e se ne scappa il braccio. Ma poi che devi sparare con questo fucile a pompa degli anni ottanta puzzolente... prendi una mitraglietta a piombini di ferro, ti diverti di più. Hai capito che sei pelle ossa e ogni schiaffo che ti do ti faccio fare due metri?». Le indagini, coordinate dalla procura per i Minorenni una volta accertato che i possibili responsabili non avevano 18 anni, partirono immediatamente. E’ emerso che l’evento era da ricondurre a una conflittualità tra gruppi di giovani appartenenti a quartieri differenti: nello specifico si sono contrapposti dei ragazzi della zona del Borgo Sant’Antonio Abate, di cui la vittima fa parte, e coetanei del rione Reggia, che si trova nei pressi di via Stadera, nel quartiere Poggioreale, al confine tra i comuni di Napoli e Casoria. Decisive si sono rivelate le intercettazioni nell’ospedale dei Pellegrini, dove l’ambulanza accompagnò il ragazzo. Particolare sconcertante emerso dall’inchiesta: proprio mentre la fidanzata della vitima del raid attendeva l’arrivo dei soccorsi, gli autori dell’agguato tornarono sul posto con altri due giovani, i quali in segno di sfregio presero a calci il motorino del ferito, che assistette alla scena da terra dolorante e spaventato. Nonostante ciò, sentito appena possibile, disse di non conoscere gli aggressori. Ma gradualmente, grazie alla tenacia degli investigatori, la verità è venuta fuori.
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