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Furto di libri nella biblioteca dei Girolamini: accuse in frantumi

Furto di libri nella biblioteca dei Girolamini: accuse in frantumi

. Assoluzione con formula piena per il sacerdote Sandro Marsano nel processo per il furto di libri nella biblioteca dei Girolamini. Lo ha deciso ieri la prima sezione penale del tribunale (presidente Maurizio Conte, giudici a latere Federico Somma e Antonia Napolitano Tafuri). Per il Preposito della Congregazione dell’ Oratorio di San Filippo Neri, sono cadute tutte le accuse: da quella - cancellata anche per tutti gli altri imputati - di devastazione e saccheggio, all’ associazione per delinquere, al falso, e al peculato. Nuova condanna (5 anni e 3 mesi) invece per il bibliotecario dei Girolamini, Marino Massimo De Caro, già condannato nel 2013 a 7 anni, per l’ antiquario romano Maurizio Bifolco, per Luca Cableri ( 4 anni e 6 mesi) che avrebbe individuato una casa d’ aste di Monaco di Baviera per rivendere i libri sottratti, Stefano Ceccantoni, antiquario di Orvieto, Mirko Camuri (1 anno), collaboratori di De Caro, oltre che per alcuni imputati minori. Assolta la segretaria di De Caro, l’ ucraina Viktoriya Pawlowskiy. L’ impianto accusatorio del processo, cominciato nel 2013, con la Procura guidata da Giovanni Melillo (ieri era in aula il pm Antonella Serio) sostanzialmente non ha retto all’ esame dei giudici. L’ avvocato Manlio Pennino, difensore di Don Marsano con il collega Bruno Von Arx aveva contestato nell’ arringa la sostenibilità delle accuse di devastazione e saccheggio, elencando i tanti spostamenti dei circa 160 mila volumi della biblioteca dei Girolamini a partire dalla seconda guerra mondiale. «Non c’è alcun elemento esogeno che consenta di fornire una prova certa di una sua compartecipazione al fatto - disse il legale nella sua arringa il 14 febbraio - Don Marsano si trova in questo processo quasi nella condizione di parte offesa. I giudici gli hanno dato ragione». Al “Roma”, dopo al la lettura del dispositivo della sentenza ha detto: «Si chiude una lunga vicenda. Il tribunale è stato molto attento, va tenuto conto che questo collegio è subentrato nella fase finale del processo, una vicenda complessa. Il vaglio dibattimentale era necessario, e alla fine abbiamo avuto ragione». Dieci anni, 130 udienze, otto diversi collegi giudicanti sono stati necessari al sacerdote genovese per vedere riconosciuta la sua innocenza. La Procura attenderà le motivazioni della sentenza per decidere un eventuale appello. Ed aprire un altro capitolo di una giustizia infinita.

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