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Omicidio dell’ingegnere del clan, si indaga sul vecchio pestaggio

Omicidio dell’ingegnere del clan, si indaga sul vecchio pestaggio

Ipotesi vendetta fredda per le dichiarazioni rese anni fa sul sacco edilizio. Salvatore Coppola aveva ricevuto rassicurazioni sulla sua incolumità

NAPOLI. Già 15 anni fa Salvatore Coppola, il geometra ingegnere, aveva subito minacce di morte ed era stato anche picchiato. Così, capì che le sue amicizie di camorra trasversali stavano diventando un boomerang e si pentì. Ma il conto da regolare era evidentemente soltanto rimandato, tanto che a distanza di tanto tempo sarebbe stato saldato. E allora, perché era tornato? Il 65enne tecnico, esperto nel campo immobiliare, forse aveva avuto assicurazioni precise circa l’incolumità personale, riaprendo il vecchio studio in corso Protopisani, di fronte al luogo in cui l’altro ieri sera un sicario solitario è entrato in azione.

Ma la situazione è cambiata negli ambienti di camorra, si è verificata una svolta epocale e l’eventuale promessa di un clan non basta più. Fermo restando che aveva pagato il conto con la giustizia e non aveva nessuna pendenza giudiziaria. Il giorno dopo il clamoroso agguato a Salvatore Coppola la procura antimafia e la polizia, con la Squadra mobile in prima linea, stanno scavando soprattutto nel passato della vittima per capire chi ha armato la mano dell’assassino. Operazione non facile proprio per le amicizie trasversali della vittima negli anni d’oro: tra i Mazzarella e i Formicola di San Giovanni a Teduccio, i Sarno di Ponticelli, una parte dei Casalesi, gli Ascione di Ercolano.

Ma la pista più seguita almeno per il momento porterebbe ai gruppi del suo quartiere d’origine, San Giovanni, dove aveva costruito la ragnatela d’affari opachi che raccontò ai pm della Dda 15 anni fa. Attenzione, Salvatore Coppola non era uno sprovveduto. Sapeva benissimo a cosa andava incontro nel tornare a Napoli. Nel 2013 aveva chiuso la collaborazione con lo Stato e qualche tempo dopo era tornato all’ombra del Vesuvio, scegliendo il Vomero come residenza con la famiglia: moglie e due figli. Riaprendo lo studio aveva ricominciato a svolgere la professione, ma senza che inquirenti o investigatori si occupassero di lui.

Circostanza che può significare tutto o niente, ma che apre la strada alla pista alternativa alla vendetta fredda: l’ipotesi che volesse non immischiarsi più in affari illeciti e abbia detto no a esponenti di camorra, tale da incorrere nella ritorsione mortale. Martedì sera Coppola, abitudinario, ha chiuso la studio alla solita ora e ha percorso i 60 metri che separano lo stabile in corsoi Protopisani al parcheggio del Decò che utilizzava lasciando le sue autovetture: una Daihatsu, una 500 e una Maserati. Il sicario lo ha intercettato, piombandogli alle spalle, vicino all’autovettura coreana, esplodendogli contro un solo colpo di pistola alla nuca che lo ha ucciso all’istante. Erano le 20 e 15 e in pochi minuti a San Giovanni a Teduccio sono accorsi i poliziotti dell’Upg della questura, i colleghi del commissariato San Giovanni-Barra e della Squadra mobile (sezione “Criminalità organizzata” e “Omicidi”) che stanno conducendo le indagini con il coordinamento della Dda. Sulla matrice camorristica infatti non c’è alcun dubbio.

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