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18 Marzo 2024 - 08:46
NAPOLI. L’omicidio di Salvatore Coppola è stato ripreso da una delle telecamere del supermercato dentro il cui parcheggio martedì scorso è avvenuto l’agguato. Acquisite immediatamente le immagini, gli investigatori hanno ricostruito la scena e dalla corporatura del sicario hanno preso le mosse per identificarlo. Purtroppo aveva il volto coperto, a dimostrazione della matrice camorristica dell’evento e ciò naturalmente impedisce una rapida soluzione del caso. Ma i poliziotti della Squadra mobile (sezione C.O.) stanno lavorando ininterrottamente da quel giorno proprio per guadagnare tempo: si sa che gli indizi raccolti vanno raccolti nel più breve tempo possibile. Le immagini avrebbero confermato quanto già si era capito nella stessa serata di martedì. L’assassino, con le spalle coperte da un complice a breve distanza pronto a fuggire in scooter, si era appostato nel parcheggio ben sapendo che l’ingegnere ex collaboratore di giustizia (comunque lo è stato per pochi mesi) era un abitudinario. Chiudeva lo studio sempre intorno alle 20 di ogni giorno, escluso il sabato quando lavorava soltanto la macchina. Nel parcheggio aveva lasciato tutte e tre le autovetture di sua proprietà e il 12 marzo scorso stava per entrare in una Daihatsu quando dall’oscurità è spuntato il killer. Il movente va cercato in una vendetta fredda per il pentimento del 2013, in un affare nuovo con cui aveva pestato i piedi a qualche boss oppure in un rifiuto che avrebbe opposto a richieste di immischiarsi in faccende losche. In ogni caso, secondo gli investigatori, l’omicidio sarebbe stato autorizzato dal clan Mazzarella, il più forte a San Giovanni a Teduccio e anche nella zona del corso Protopisani. Da dove sia partita la decisione invece è meno chiaro perché il 65enne professionista tecnico, in passato colletto bianco di camorra reo confesso ma senza più pendenze giudiziarie, aveva avuto nei suoi anni d’oro amicizie trasversali. Fu anche arrestato per un’inchiesta con base in Toscana che vide coinvolti esponenti dei Casalesi, degli Ascione di Ercolano senza contare i rapporti con Ciro Sarno “o’ sindaco”. Ma da quando era tornato a Napoli, diversi anni fa, era fuori dai radar investigativi e mai era stato visto con malavitosi. Il che lascerebbe pensare a una uscita dal giro, ipotesi che aprirebbe la strada a uno scenario completamente diverso da quello maggiormente descritto nelle ore successive al delitto. Quindici anni fa Salvatore Coppola aveva subito minacce di morte ed era stato anche picchiato. Così, capì che le sue amicizie di camorra trasversali stavano diventando un boomerang e si pentì. Ma il conto da regolare forse era evidentemente rimandato, tanto che a distanza di tanto tempo sarebbe stato saldato. E allora, perché era tornato? Il 65enne tecnico, esperto nel campo immobiliare, forse aveva avuto assicurazioni precise circa l’incolumità personale, riaprendo addirittura il vecchio studio in corso Protopisani, di fronte al luogo in cui l’altra sera un sicario solitario è entrato in azione. Ma la situazione è cambiata negli ambienti di camorra, si è verificata una svolta epocale e l’eventuale promessa di un clan non basta più. Fermo restando che aveva pagato il conto con la giustizia e non aveva nessuna pendenza giudiziaria.
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