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Il service aveva un tariffario: 250 euro per ogni cellulare

Il service aveva un tariffario: 250 euro per ogni cellulare

NAPOLI. I potenti clan della camorra napoletana si preoccupavano di far arrivare in carcere telefonini e droga. I primi servivano per tenere i contatti con l’esterno, e molto spesso per commettere anche altri reati. Con la distribuzione della droga i boss accrescevano il loro potere. E i rifornimenti avvenivano con droni gestiti da una sorta di ‘service’ che aveva tariffe precise: mille euro per consegnare uno smartphone, 250 euro per un telefonino abilitato alle sole chiamate vocali e 7.000 euro per mezzo chilo di droga. Con due distinte indagini (che hanno portato complessivamente all’esecuzione di 32 misure cautelari) la Procura di Napoli ha fatto luce sulla distribuzione di droga e telefoni in 19 carceri e sull’utilizzo di telefoni da parte di alcuni detenuti. Due inchieste che sono state illustrate dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, alla presenza degli uomini della Polizia di Stato, del Nic della Polizia penitenziaria e del Ros dei Carabinieri. La prima indagine ha avuto inizio quando nel settembre del 2019 nel carcere di Frosinone c’è stato il ferimento di detenuto con una pistola fatta arrivare con un drone. Dopo pochi mesi l’indagine è stata indirizzata in Campania. Ma solo qualche mese prima erano stati introdotti dei telefonini nel carcere di Secondigliano. Grazie agli accertamenti tecnici del Ros dei carabinieri è stato appurato che quei droni erano modificati per trasportare oggetti pesanti (come un’arma) ma anche per bucare le aree no fly zone. Inchiesta conclusa con l’emissione di 20 misure cautelari. Nella seconda inchiesta la Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone. Le indagini sono state avviate dalla polizia il 20 marzo 2023 a seguito dell’omicidio, avvenuto a Napoli, di Francesco Pio Maimone (un tranquillo e onesto pizzaiolo di 18 anni ucciso da una pallottola vagante nella zona di Mergellina mentre si stava godendo un momento di relax) e per il quale è stato fermato Francesco Pio Valda. Indagando sul gruppo dei Valda (Francesco Pio è il figlio di Ciro, esponente del clan Cuccaro di Barra, vittima nel 2013 di un agguato di camorra a seguito di una faida interna al clan) gli inquirenti hanno accertato varie interlocuzioni dal carcere. «Le numerose intercettazioni, tutte chiarissime, che lo riguardano, restituiscono una personalità allarmante e pericolosa». Così, il gip Federica Colucci definisce Francesco Pio Valda, imputato per l’omicidio dell’aspirante pizzaiolo Francesco Pio Maimone e destinatario ora di un’altra misura cautelare. Secondo la polizia, la Procura e ora anche per il giudice, quelle conversazioni dimostrano «che è solito girare armato anche per andare in discoteca». Non solo. Avrebbe anche «deliberato e attuato una serie di agguati e di azioni di fuoco, compresa l’esplosione di ordigni per imporsi sul territorio».

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