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21 Marzo 2024 - 11:00
Da un lato gli ApreaValda, dall’altra i Cuccaro-Ronza. Un anno e mezzo di indagini e la guerra sotterranea di Barra, senza azioni eclatanti ma con ferimenti, bombe e stese, è emersa nitidamente grazie a una serie di intercettazioni a carico soprattutto dei componenti la famiglia retta dal ras Ciro “macchiulella” fino al momento della morte violenta, avvenuta nel 2013. Tra essi c’è il figlio Francesco Pio Valda, presunto autore dell’omicidio dell’innocente Francesco Pio Maimone, sul lungomare napoletano, al culmine di una rissa con giovani di Pianura e Soccavo. Tra i due clan era in corso da tempo anche una contrapposizione sui social con minacce reciproche. L’altro ieri gli esperti poliziotti della Squadra mobile della questura di Napoli hanno messo a segno un altro colpo, arrestando 11 persone ritenute, avario titolo, legate ai Valda. Loro hanno compiuto le indagini, coordinate dalla Dda, eseguendo i provvedimenti restrittivi. Tra i destinatari figurano i fratelli Luigi, ritenuto il reggente dell’organizzazione nonostante sia detenuto grazie all’utilizzo di cellulari entrati illecitamente in carcere, e Francesco Pio. Ma anche la sorella Giuseppina e la nonna Giuseppina Niglio, in età da pensione ma arzilla e combattiva. Così in carcere sono finiti, o hanno ricevuto dietro le sbarre il nuovo provvedimento restrittivo, Emmanuel Aprea, Salvatore Mancini, Luigi Minichino, Giuseppe Perna, Antonio Saiz, Pasquale Saiz, Pasquale Ventimiglia e appunto, la Niglio e i tre fratelli Valda. Tutti comunque, da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. I reati ipotizzati per gli indagati (tranne per Luigi Minichino, che risponde solo di detenzione di un’arma in concorso con Francesco Pio Valda) vanno, a seconda delle posizioni, dall’associazione mafiosa al traffico di droga. Sono stati anche chiariti dagli investigatori il tentato omicidio di Ciro Marigliano e alcune azioni di fuoco condotte dal presunto killer di Mergellina. Ma per capire l’organizzazione del gruppo e il pervicace controllo del territorio di Barra basta leggere l’intercettazione a carico di Luigi Valda, detenuto, nel corso della quale diffida con velate minacce un conoscente del quartiere a non frequentare esponenti del clan nemico. «Lo sai, noi qua sappiamo tutto... tutto quello che succede. Non mi piace questo fatto... non ti fare trovare a tavola con questi... Qua sono cose serie... io tengo mio padre a terra e tengo solo una piccola condanna da farmi». Esprimendosi sulle intercettazioni che lo riguardano e che “restituiscono una personalità allarmante e pericolosa”, il gip Federica Colucci ha definito così Francesco Pio Valda, imputato per l’omicidio Maimone e alter ego del fratello più grande Luigi nella direzione del clan. Secondo la polizia, la procura e ora anche per il giudice, quelle conversazioni dimostrano “che era solito girare armato anche per andare in discoteca”. Non solo: avrebbe anche “deliberato e attuato una serie di agguati e di azioni di fuoco, compresa l’esplosione di ordigni per imporsi sul territorio”.
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