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22 Marzo 2024 - 08:11
NAPOLI. Un rudere, o quasi, più che un palazzo di giustizia. Nel corso degli ultimi anni sono stati numerosissimi gli allarmi lanciati dai lavoratori dell’ufficio del Giudice di Pace e tutti sono puntualmente caduti nel vuoto. Oggetto dello scontro non sono soltanto i fascicoli disseminati nei più svariati punti del primo piano e del cortile dell’ex caserma Garibaldi. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti anche l’assenza di una seconda uscita di emergenza, le infiltrazioni d’acqua nelle torri angolari e i finestroni non ancorati correttamente e dunque a rischio cedimento. Questi e molti altri punti sono stati oggetto dell’accesa riunione che appena il 15 marzo scorso si è tenuta nell’ufficio del direttore amministrativo. All’incontro, come si evince dal verbale, hanno preso parte il presidente di ausilio al coordinamento per il settore civile Leonardo Pica, il direttore Tiziana Assise, il direttore Stefania Fiorentino e gli Rsu Immacolata Russo, Pietro Campece, Brunella Borriello, Flavia Marciello e Santolo Casillo. I sindacalisti hanno ancora una volta snocciolato i problemi, strutturali e gestionali, che affliggono l’ufficio, ma di provvedimenti risolutivi non se ne vede ancora traccia. Il funzionario giudiziario Immacolata Russo, responsabile Unsa (il maggiore sindacato nella giustizia) e portavoce del folto gruppo Rsu Unsa, non nasconde il proprio malcontento e la propria preoccupazione: «La struttura - spiega - non è oggettivamente adeguata agli attuali carichi di lavoro. Basti pensare che il Giudice di Pace di Napoli raggiunge fino a 100mila iscrizioni a ruolo all’anno, un dato che è solo leggermente diminuito con l’introduzione del processo telematico e che in ogni caso non scende mai sotto quota 80mila. Altrettante sono le definizioni. In tutto questo possiamo contare sull’apporto di un solo ausiliario. Romeo Gestioni manda due operai che ci danno un minimo di supporto, ma questo non è sufficiente». La speranza è però l’ultima a morire e non è detto che nel prossimo futuro non si riesca a registrare una prima inversione di tendenza: «Il mio auspicio - commenta la sindacalista Russo - è che questo episodio sensibilizzi la presidente del tribunale Elisabetta Garzo. Quello di Napoli è tra gli uffici del Giudice di Pace più grandi d’Italia ed è impensabile che continua a versare in queste condizioni. Nulla succede per caso e adesso più che mai servono seri provvedimenti. I fascicoli vecchi devono essere mandati al macero o dislocati in archivi più grandi, di certo non possono rimanere ancora nei nostri corridoi». E ancora: «La scorsa settimana abbiamo avuto un incontro con il presidente del coordinamento e ci è stato assicurato che con il processo telematico andremo verso la dematerializzazione dei fascicoli. Vero, ma abbiamo ancora moltissimi fascicoli pendenti cartacei. Serviranno quindi almeno cinque anni. È giunto il momento che una certa parte della magistratura togata smetta di considerare il Giudice di Pace come un ufficio di secondo piano».
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