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22 Marzo 2024 - 10:03
NAPOLI. Addio allo stabilimento della ex Whirlpool di Napoli, adesso c'è anche la data. Le ruspe entreranno in azione nel sito di via Argine il prossimo 8 aprile quando verrà abbattuto un pezzo di storia dell'industria partenopea, per decenni - a partire dagli anni '60 - insediamento produttivo tra i più qualificati nella produzione di lavatrici di alta gamma. È l'ultima tappa di un percorso culminato nei mesi scorsi nel passaggio dei 312 lavoratori rimasti in organico alla neonata cordata composta da imprenditori campani specializzata nella produzione di pannelli solari, la Tea Tek, che ha rilevato il sito per riconvertirlo nel fotovoltaico. Tutto questo dopo che la multinazionale americana con sede nel Michigan aveva deciso nel 2019 di rinunciare allo stabilimento partenopeo, per anni punto di forza del gruppo in Italia. Per gli oltre trecento dipendenti si aprono ora le porte dei corsi di formazione in attesa che il nuovo insediamento sia pronto, tempi stimati due anni circa. Dalle lavatrici al fotovoltaico, dall'industria classica alle green economy. L'annuncio che segna una data di quelle importanti lo ha dato Felice Granisso, ceo della newco Italian Green Factory (Gruppo Tea Tek), a conclusione del tavolo convocato a Roma presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. «L'azienda - spiega Granisso - è molto soddisfatta per l'esito dell'incontro presso il Ministero e accoglie positivamente il sostegno del governo, delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali al piano di ristrutturazione ex Whirlpool. Nei prossimi giorni convocheremo le parti sindacali per aggiornarle sul piano industriale. Il mese prossimo, l'8 aprile, daremo il via al cantiere in cui sorgerà Italian Green Factory». Un annuncio in qualche modo atteso dai sindacati che tuttavia restano guardinghi: «La direzione di Italian Green Factory - dicono Fim Fiom Uilm - ci ha informato che sono stati appaltati i lavori di abbattimento del vecchio stabile e sono in procinto di essere appaltati quelli di ricostruzione; restano invece da risolvere alcune questioni nei rapporti fra impresa e istituzioni; gli ordinativi continuano ad affluire, ma finché non sarà avviata la produzione devono essere evasi con acquisti all'estero. Infine - concludono - ci è stato ripetuto che ci potrebbe essere la opportunità di un richiamo anticipato al lavoro dei dipendenti, ma in modo ancora del tutto generico».
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