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22 Marzo 2024 - 12:30
NAPOLI. Si sentono come chi bussa alla porta, ma da dietro nessuno risponde. Il “Gruppo di Fedeli San Ferdinando”, che dalla pandemia da Coronavirus ha “perso” la possibilità di partecipare alla Messa in latino secondo il Messale del 1962 di San Giovanni XXIII, non ottiene ascolto dalla Curia di Napoli. «Prima della pandemia, per 17 anni - spiegano - la Messa con questo rito veniva celebrata a San Ferdinando di Palazzo. Ma dopo l’interruzione, dovuta al Covid nell’estate del 2020, non ci è stato più consentito di tornare a quella Messa che era celebrava don Lino Silvestri. Lui non ha voluto proseguire e ha rifiutato, senza fornire spiegazioni, di concedere questo compito ad altri sacerdoti». I fedeli, dunque, hanno chiesto all’Arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, di potersi trasferire alla Basilica di San Giacomo dei Nobili spagnoli, in piazza Municipio. Lo hanno fatto con la dovuta deferenza, spiegando nel dettaglio (in due ripetute mail) che nulla vieta alla Curia di concedere questa opportunità di pregare secondo l’antico rito in latino. Il Motu Proprio di Papa Francesco “Traditionis Custodes” (16 luglio 2021) introduce alcune limitazioni nella celebrazione della Messa in rito antico, ma non la vieta. Il rito deve essere celebrato in chiese non parrocchiali e per iniziativa di Gruppi (Coetus Fidelium) anteriori al Motu Proprio. I fedeli di San Ferdinando rientrano perfettamente nelle nuove disposizioni: la chiesa di Piazza Trieste e Trento non è parrocchia e il rito antico in latino a Napoli si celebra dal 2007. Anche la Basilica di San Giacomo degli Spagnoli non è chiesa parrocchiale. Ma, a quanto pare, su due chiese non ce n’è una che venga aperta al Gruppo di Fedeli San Ferdinando. E, nell’imminenza della Pasqua, si affidano al buon cuore di Monsignor Michele Autuoro al quale è stata affidata la decisione sul trasferimento. L’attesa ormai dura da due mesi. Ma quella porta non si apre.
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