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24 Marzo 2024 - 09:28
Sono indagati a piede libero per la sparatoria nel Rione Villa del 16 febbraio 2023. Ciro Marigliano riuscì a sfuggire miracolosamente ai proiettili allontanandosi a tutto gas in macchina
NAPOLI. Cinque o sei colpi di pistola per uccidere “Girozzo”, al secolo Ciro Marigliano, veloce e abile nel fuggire a bordo della propria auto sforacchiata in più punti. Era il 16 febbraio 2023 e quel giorno, alle spalle del Rione Villa a San Giovanni a Teduccio, Francesco Pio Valda ed Emmanuel Aprea, soci di camorra e di “tarantelle” secondo gli inquirenti, litigarono con la vittima e gli spararono contro. Una serie di intercettazioni li ha messi nei guai, aggiungendo altre accuse a quelle di cui già devono rispondere. Entrambi sono in carcere: il figlio del defunto ras Ciro “Macchiulella” per l’omicidio di Francesco Pio Maimone e per 416-bis; il figlio dell’altrettanto pezzo da novanta della malavita di Barra, Gennaro, per camorra dallo scorso 19 marzo. Ovviamente devono essere ritenuti innocenti fino alle eventuali condanne definitive.
LA RICOSTRUZIONE INVESTIGATIVA. Nella ricostruzione della polizia, segnatamente della Squadra mobile della Questura di Napoli, e della Dda, a Barra è in corso dal 2022 una guerra tra gli Aprea-Valda e i Cuccaro-Ronza che ha spaccato in due gli ambienti di malavita. Ma il tentato omicidio di Ciro Marigliano nulla c’entra: fu un episodio estemporaneo, del quale il giorno dopo Francesco Pio Valda parlò a telefono senza immaginare di essere intercettato dagli inquirenti. “Successe che io dentro al Rione Villa gli diedi uno…cinque, sei tutti nella macchina appresso e lui fuggì. Poi mi hanno chiamato quelli là di là dietro, Antonio “trentotto”, ovvero Antonio Cozzolino, cognato di Gesualdo Sartori, giovane ras dei Mazzarella-D’Amico, che disse: «Ma come, a casa mia? E io: non me ne frega, dove lo acchiappo lo acchiappo…tiene il problema».
LA “BATTAGLIA” SOTTERRANEA NELL’AREA ORIENTALE. Un anno e mezzo di indagini e la guerra sotterranea di Barra, senza azioni eclatanti ma con ferimenti, bombe e “stese”, è emersa nitidamente grazie a una serie di intercettazioni a carico soprattutto dei componenti la famiglia retta dal ras Ciro “macchiulella” fino al momento della morte violenta, nel 2013. Tra essi c’è il figlio Francesco Pio Valda, presunto autore dell’omicidio dell’innocente Francesco Pio Maimone, sul lungomare napoletano, al culmine di una rissa con giovani di Pianura e Soccavo. Tra i due clan era in corso da tempo anche una contrapposizione sui social con minacce reciproche.
GLI ARRESTI DI QUALCHE GIORNO FA. Il 19 marzo scorso gli esperti poliziotti della Squadra mobile della Questura di Napoli hanno messo a segno un colpo importante, arrestando undici persone ritenute legate ai Valda. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano i fratelli Luigi, ritenuto il reggente dell’organizzazione nonostante sia detenuto, e Francesco Pio. Ma in stato d’arresto sono finite anche la sorella Giuseppina e la nonna Giuseppina Niglio, in età da pensione ma arzilla e combattiva. A ricevere il provvedimento restrittivo sono stati pure Emmanuel Aprea, Salvatore Mancini, Luigi Minichino, Giuseppe Perna, Antonio e Pasquale Saiz, Pasquale Ventimiglia e appunto, la Niglio e i tre fratelli Valda. Tutti comunque, da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. I reati ipotizzati per gli indagati (tranne per Luigi Minichino, che risponde solo di detenzione di un’arma in concorso con Francesco Pio Valda) vanno, a seconda delle posizioni, dall’associazione mafiosa al traffico di droga. Sono state anche chiarite alcune azioni di fuoco condotte dal presunto killer di Mergellina. Ma per capire l’organizzazione del gruppo e il pervicace controllo del territorio di Barra basta leggere l’intercettazione a carico di Luigi Valda, detenuto, nel corso della quale diffidava con velate minacce un conoscente del quartiere a non frequentare esponenti del clan nemico.
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