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Processo Valda, teste incriminato

Processo Valda, teste incriminato

L’udienza in Corte d’Assise per l’omicidio dell’aspirante pizzaiolo Francesco Pio Maimone. Troppi «non ricordo»: Giovanni Nacarlo sotto accusa per presunto comportamento omissivo

NAPOLI. Il presunto comportamento omissivo è costato l’incriminazione per falsa testimonianza a uno dei testimoni nel processo a carico di Francesco Pio Valda per l’omicidio di Francesco Pio Maimone. Un colpo di scena avvenuto ieri mattina in udienza, sospesa in attesa dell’arrivo di un avvocato d’ufficio per Giovanni Nacarlo, titolare dello chalet “Agostino” sul lungomare di Napoli. Successivamente il teste si è avvalso della facoltà di non rispondere e la Corte d’Assise ha trasmesso gli atti al pubblico ministero, decidendo anche di secretare la lista dei prossimi testimoni per evitare possibili pressioni o intimidazioni. Naturalmente l’uomo va ritenuto innocente fino all’eventuale condanna definitiva.

Il testimone è stato incriminato durante l’udienza per le dichiarazioni, considerate omissive, rilasciate durante l’escussione svoltasi nel corso del processo in corso a Napoli sull’omicidio dell’aspirante pizzaiolo Francesco Pio Maimone: il testimone, titolare di uno degli chalet che si trovano nei pressi del luogo nella tragedia, ha risposto con frasi ritenute troppo vaghe: «Non ricordo di aver detto questo»; «Riconosco le persone in foto, avevano preso una birra ma non hanno partecipato alla lite»; «Non so chi abbia partecipato al litigio della scarpa» e «Alcuni erano clienti assidui». Riguardo al presunto assassino di Maimone, Francesco Pio Valda, Giovanni Nacarlo ha riferito di averlo visto per la prima volta il giorno della lite, scoppiata per un pestone su un paio di scarpe “Sneakers” firmate.

Dopo l’audizione del teste si è verificato un altro colpo di scena. Il pm antimafia Antonella Fratello ha preferito non rivelare i nomi dei testimoni convocati per la prossima udienza deel processo in corso a Napoli per l’omicidio di Maimone, ucciso da un colpo di pistola calibro 38 esploso al culmine di una lite scoppiata la notte tra il 19 e 20 marzo 2023 sul lungomare di Napoli. Una decisione dettata verosimilmente per impedire condizionamenti, considerato quanto era successo durante l’udienza precedente in relazione all’escussione del titolare di uno degli chalet dove si verificarono i fatti, caratterizzata da parecchi «non ricordo». Il secondo testimone, un suo collega, neppure si presentò e il giudice decise di disporre l’accompagnamento coatto. Ieri, durante l’udienza, proprio a causa del suo atteggiamento omissivo, quest’ultimo è stato indagato per falsa testimonianza.

Durante l’udienza il giudice ha accolto la richiesta di sospensione dei termini cautelari in attesa della trascrizione delle perizie balistiche. Ascoltata anche la Polizia scientifica: gli agenti-testi hanno confermato che il proiettile calibro 38 special che uccise Maimone è stato esploso da una distanza di circa 15 metri e che il colpo non è stato esploso in aria. Acquisiti anche i riconoscimenti fotografici e il verbale relativo al ritrovamento di residui di scarpe bruciate. Fissato infine un calendario delle prossime udienze: 17 aprile, 8 e 14 maggio.

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