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Don Battaglia alla via Crucis: «Una risurrezione per Napoli»

Don Battaglia alla via Crucis: «Una risurrezione per Napoli»

«È questa la Pasqua che aspettiamo: la risurrezione di questo quartiere, di questa città, del nostro Paese, dell’umanità intera». È uno dei passaggi della lettera dell’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, in occasione della Via Crucis, a piazza del Gesù, raccontata da 14 street artist le cui opere parlano delle guerre in atto nel mondo, di pace e di migranti. «Non ho mai trovato così tanta difficoltà come in questo momento. Deserto. Buio, angoscia e rabbia, tanta, troppa rabbia. L’unica cosa che riesco a fare è pregare il Dio della vita, perché questa morte non abbia l’ultima parola anche nel mio cuore e nella mia mente» sottolinea Battaglia. «Uccidiamo con guerre umanitarie fingendoci idealisti, con i valori in una mano e il denaro nell’altra.Uccidiamo con il lavoro. Uccidiamo con le leggi di una globalizzazione violenta dei mercati, nelle officine della Cina e nei campi di caffè in Africa, nelle piantagioni di frutta dell’America Latina e nei campi di pomodori del nostro Sud Italia, nel cuore della nostra Europa e tra le strade dei nostri quartieri, tra i vicoli bui della nostra città, dove non arriva il sole e il buio della marginalità sociale regna.Uccidiamo con la fame, con la speranza di sopravvivere, uccidiamo nei barconi del Mediterraneo.Uccidiamo inventando nuovi veleni che possano occultare la nostra coscienza, zittire la tua parola in noi, con le droghe e i farmaci per ogni malessere. Uccidiamo cercando energie di morte, utili ai ricchi, piuttosto che utilizzare i tuoi doni, la tua natura. Uccidiamo con la guerra. Sporcando di sangue i campi di grano dell’Ucraina e i vestiti stracciati di centinaia di bambini di Gaza. Uccidiamo con il terrorismo. Trasformando in tombe collettive i luoghi della cultura e dell’arte, i tempi della gioia e della festa» evidenzia.. «I potenti della Terra si proteggono a vicenda, garantendosi l’un l’altro e spergiurando sulla loro innocenza, mentre milioni di innocenti chiedono semplicemente pane, non avendo più la forza di chiedere giustizia. Gli abbiamo tolto pure quella». E ancora: «Era questo quello che vedevi mentre il sangue grondava dalla tua fronte? Era questo che ti ha fatto dire “allontana da me questo calice”? Era la stessa rabbia, la stessa paura, la stessa tortura? Eppure, ti sei alzato e sei salito su quel Calvario… ti seguono in tanti oggi. Ma di innocenti ci sono solo i bambini, anche loro in tanti, a milioni, sullo stesso Calvario. Cos’è che ti ha fatto accettare quel calice? Cos’hai visto che a noi è oscuro, quale Speranza, quale futuro, quale vittoria? Nel tuo sogno devi aver visto una nuova umanità, un uomo nuovo con il tuo volto sul volto di ognuno. È questa la Pasqua che aspettiamo: la risurrezione di questo quartiere, di questa città, del nostro Paese, dell’umanità intera. Tu sei davvero risorto. Questa è stata la risposta di Dio alle violenze e alla sopraffazione e all’ingiustizia. Alla menzogna! È questo che ancora mi dà la forza di camminare, di esserci, di continuare a pregare: mi fido di te, per quello che Tu hai potuto vedere». Infine: «Sorelle e Fratelli miei, non sia triste il vostro cuore! Rimbocchiamoci le maniche per far risorgere questa umanità crocifissa».

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