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07 Aprile 2024 - 08:00
NAPOLI. Sul clamoroso agguato di Fuorigrotta cala l’ombra della droga nel terzo giorno di indagini, scandito anche dalla buona notizia che la donna ferita, Luisa Mangiapia, è stata dimessa dall’ospedale ed è tornata a casa. Oltre alla pista del “pizzo” sui parcheggi c’è anche quella che conduce ai traffici di sostanze stupefacenti nella zona che va dalla grotta a piazzale Tecchio, storicamente sotto l’influenza del clan Troncone. Ma l’arresto del ras Vitale e del figlio Giuseppe, tuttora detenuti, avrebbe rimescolato le carte e un gruppo di giovani emergenti collegati ad altri quartieri vorrebbe conquistare le piazze di spaccio fisse e mobili. Cosicché nel mirino sarebbe finito un rappresentante della vecchia guardia, bersaglio della spedizione di giovedì sera in piazza Italia. Gli investigatori l’avrebbero già identificato e nel frattempo cercano di capire il perché dell’aggressione nella vicina via Rossetti, pochi minuti dopo, di Giuseppe Marco Scala, colpito con il calcio di una pistola da un uomo in motocicletta con il volto coperto dal casco. I due episodi sono legati o frutto soltanto di una coincidenza? Va sottolineato che il 39enne Scala, già noto alle forze dell’ordine ma mai accusato di camorra, nella vicenda è vittima e la sua aggressione potrebbe essere maturata in tutt’altri contesti, finanche ipotizzando un errore di persona. La successione degli eventi e la vicinanza tra piazza Italia e via Rossetti porterebbe, come logica, a pensare a un seguito del raid tra la folla di mamme e bambini vicino alle giostrine. Ma le immagini delle telecamere di sorveglianza, non puntate sulla scena del crimine, non aiutano a chiarire il giallo e solo le indagini potranno farlo. Resta anche il dubbio, tra gli investigatori, sulle intenzioni dei malviventi entrati in azione alle 19 e 30 di giovedì. Da una serie di elementi, tra cui la circostanza di un unico sparo e la traiettoria del proiettile esploso, emergerebbe più una volontà di intimidazione che di uccidere. Comunque, indipendentemente dal movente preciso, resta il fatto che Fuorigrotta è ridiventata una polveriera. Pure l’1 marzo scorso, in via delle Scuole Pie, si è rischiato che ci andasse di mezzo una vittime innocente e anche allora il bersaglio dell’agguato riuscì a scappare. Probabilmente quella sera si incrociarono, o c’è stato un inseguimento, tra persone in sella a motocicli veloci. In quell’occasione la polizia scientifica aveva sottoposto a sequestro e in seguito analizzato un casco “Jet” trovato sul manto stradale, su cui sono in corso rilievi per estrapolare eventuali tracce utili alle indagini. In piazza Italia invece, contrariamente alle voci raccolte nell’immediatezza dei fatti, gli investigatori non hanno potuto sequestrare nulla. Le indagini vanno avanti a ritmo serrato, condotte dai poliziotti della Squadra mobile della questura (guidata dal dirigente Giovanni Leuci) con il coordinamento della procura antimafia. Si cercano altre testimonianze: in quel momento c’erano molte persone in strada, sparite all’arrivo delle forze dell’ordine.
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