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07 Aprile 2024 - 18:32
NAPOLI. Viveva in un camper parcheggiato in un’apposita area del lungomare di Valencia la famiglia di Vincenzo Matacena, il 39enne del rione Traiano ricercato da ottobre 2021 e arrestato in Spagna grazie alle attività di web patrolling dei carabinieri del nucleo Operativo della compagnia di Bagnoli. Attraverso l’analisi dei social, non solo della moglie di Matacena, ma anche della sorella e di altri parenti, i militari dell’Arma sono riusciti a risalire alla precisa posizione in cui si trovavano il latitante, già arrestato e condannato a 6 anni e 8 mesi per la sua partecipazione all’attività di spaccio del temibile clan Puccinelli-Petrone. Per un periodo, inoltre, il figlio della coppia ha vissuto con la zia: a confermarlo anche un post in cui la donna si scaglia contro l’hostess di una compagnia aerea ritenuta colpevole di averle impedito di riportare il piccolo dai genitori: «Sicuramente sei una hostess che mi conosce perché per andare a vedere e verificare se il bambino è o meno mio figlio devi proprio avere una vita di cacca... hai fatto sì che perdessimo il volo... sappi che ti auguro il peggio... baci baci vipera». Determinante per l’individuazione del ricercato è stata l’attività di promoter di prodotti per l’estetica avviata dalla moglie. Sempre in un post, infatti, è stata individuata dagli investigatori dell’arma una foto di un pacco consegnato da Amazon su cui era incollato l’adesivo con l’indirizzo del luogo di consegna. A corredo anche un video in spagnolo dove una donna dice «esta es la fabrica» (questa è la fabbrica) e «aquì les presento el producto» (e qui vi presento il prodotto). Sempre grazie ai post pubblicati sui social i carabinieri sono riusciti a individuare la pizzeria italiana di Valencia dove Matacena lavorava come pizzaiolo. In alcune foto vengono inquadrati, in particolare, i tatuaggi (lettere in caratteri cinesi e un nome) sulle mani del pizzaiolo, che hanno consentito un preciso riconoscimento del ricercato in fuga. Il nome di Vincenzo Matacena è balzato alla ribalta della cronaca nel gennaio 2017, quando una colossale retata ha decapitato, con oltre 100 arresti, il clan Puccinelli-Petrone e le basi di spaccio di via Tertulliano, via Orazio Coclite, via Romolo e Remo e via Anco Marzio. All’affare avrebbe preso parte in prima persona Matacena, al quale veniva infatti contestata la partecipazione all’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il narcos, in particolare, avrebbe curato i contatti con gli acquirenti provvedendo alla consegna della droga a domicilio. Un’accusa pesante, per la quale Matacena è stato poi condannato dalla Corte d’apello a quasi sette anni di reclusione. Quando la pena è diventata esecutiva, il narcos aveva però già fatto perdere ogni traccia di sé fuggendo in Spagna. La sua latitanza sembrava blindata, ma le legge dei social, che tutto danno e tutto tolgono, non gli ha lasciato scampo. Grazie a una serie di indizi disseminati sul web i carabinieri sono infatti riusciti a risalire alla località in cui si trovava e a stringergli le manette ai polsi.
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