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10 Aprile 2024 - 09:05
La spesa annuale delle famiglie per la salute nel 2022 in Campania è pari a 1.274,16 euro, con un incremento dell’11,5 per cento rispetto al 2021 in cui ammontava a 1.142,28 euro. Ma la percentuale delle famiglie che ha rinunciato alle prestazioni sanitarie è pari al 4,7 per cento, contro una media nazionale del 7 che fa sì che la regione abbia la percentuale più bassa fra le regioni e province autonome insieme alla Provincia autonoma di Bolzano. È quanto emerge dall’analisi della Fondazione Gimbe che misura le dimensioni dell'impatto della spesa sanitaria out-of-pocket, ovvero quella sostenuta direttamente dalle famiglie, sui bilanci familiari. «L’impatto sulla salute individuale e collettiva dell’indebolimento della sanità pubblica non può limitarsi a valutare gli indicatori relativi alla spesa delle famiglie, ma deve anche considerare il livello di povertà assoluta della popolazione: è a rischio la salute di oltre 2,1 milioni di famiglie indigenti» dice il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta commentando il report sulla spesa sanitaria delle famiglie nel 2022. «Secondo le statistiche Istat sulla povertà, tra il 2021 e il 2022 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in Italia - ovvero il rapporto tra le famiglie con spesa sotto la soglia di povertà e il totale delle famiglie residenti - è salita dal 7,7 all’8,3 per cento, ovvero quasi 2,1 milioni di famiglie. Il Nord-Est - si legge nel report Gimbe - ha registrato l’incremento più significativo, passando dal 7,1 al 7,9 per cento, seguito dal Sud con un aumento dal 10,5 all’11,2 e dalle Isole con un incremento dal 9,2 al 9,8. Anche se il Nord-Ovest e il Centro hanno registrato un aumento più contenuto (0,4), il fenomeno della povertà assoluta è diffuso su tutto il territorio nazionale. E le stime preliminari Istat per l’anno 2023 documentano un ulteriore incremento della povertà assoluta delle famiglie dall’8,3% all’8,5». «È evidente - commenta Cartabellotta - che l’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta avrà un impatto residuale sulla spesa out-of-pocket, ma aumenterà la rinuncia alle cure, condizionando il peggioramento della salute e la riduzione dell’aspettativa di vita delle persone più povere del Paese». Infine, Cartabellotta evidenzia che «dalle nostre analisi emergono tre considerazioni. Innanzitutto l’entità della spesa out-of-pocket, seppur in lieve e costante aumento, sottostima le mancate tutele pubbliche perché viene arginata da fenomeni conseguenti alle difficoltà economiche delle famiglie: la limitazione delle spese per la salute, l’indisponibilità economica temporanea e la rinuncia alle cure. In secondo luogo, questi fenomeni sono molto più frequenti nelle regioni del Mezzogiorno, proprio quelle dove l'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza è inadeguata. Infine, lo status di povertà assoluta che coinvolge oggi più di due milioni di famiglie richiede urgenti politiche di contrasto alla povertà, non solo per garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone, ma anche perché le diseguaglianze sociali nell’accesso alle cure e l'’mpossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri, in particolare nel Mezzogiorno».
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