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10 Aprile 2024 - 09:20
Prima lo hanno convocato nella zona controllata dal clan, “aret ’a Barra” vicino all’Asl di Ponticelli, poi sono andati a casa sua e infine l’hanno picchiato selvaggiamente perché aveva detto no alla loro richiesta: spaccia per noi oppure dacci 10 mila e le chiavi dell’abitazione. Ma il 45enne vittima della tentata estorsione con l’aggravante mafiosa ha tenuto duro e già poche ore dopo varcava la soglia della caserma dei carabinieri raccontando tutto. Le indagini, partite l’1 marzo scorso, sono giunte a tempo di record a una prima svolta già ieri con gli arresti dei tre presunti responsabili: Giuseppe Musella detto il “figlio di Ciro Ciro”, 23 anni; Emanuele Russo, 25enne soprannominato “Folletto”; Daniele Frassanito, 18enne detto “’o creaturo” e “faccia d’angelo”. Tutti ritenuti vicini al gruppo Casella di via Franciosa, alleato dei De Luca Bossa e dei Minichini in contrapposizione ai De Micco. Va sottolineata per tutti la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. Sono stati i carabinieri della tenenza di Cercola, coordinati dalla procura antimafia, a risolvere brillantemente il caso e a eseguire all’alba di ieri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip dell tribunale di Napoli nei confronti dei tre indagati, a seconda delle varie posizioni, per tentata estorsione aggravata, rapi__ Le indagini condotte dai carabinieri di Cercola; nel riquadro Daniele Frassanito na, lesioni personali, porto abusivo di una pistola e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. In particolare del primo episodio, la bussata al citofono con l’invito a recarsi “aret ’a Barra” maneggiando una pistola, rispondono sia Musella che Russo e Frassanito. Del pestaggio nell’abitazione dell’uomo, in via dei Mosaici, e della detenzione di hashish sono invece accusati soltanto i primi due. Gli accertamenti sono iniziati dopo la denuncia raccolta dai militari l’1 marzo, quando la vittima si è recata in caserma con il volto tumefatto e sanguinante. Ha riferito ciò che era accaduto in casa alla presenza della moglie, che ha confermato, e dei figli piccoli. Cosicché gli investigatori hanno ricostruito la vicenda con precisione. I tre indagati, nelle ore precedenti alla denuncia, si erano presentati presso la sua abitazione con l’obiettivo di costringerlo a vendere per loro conto un ingente quantitativo di hashish, minacciandolo che qualora non avesse accettato la proposta la vittima avrebbe dovuto cedere il possesso della sua autovettura o della sua casa popolare o, in alternativa, avrebbe dovuto consegnare 10.000 euro in contanti. Al rifiuto del 45enne, in passato arrestato per droga e “gambizzato” l’anno scorso, sarebbe scattata la ritorsione a suon di pugni. Prima di fuggire, Musella e Russo avrebbero preso dal tavolo le chiavi dello scooter dell’uomo. dere per loro conto un ingente quantitativo di hashish, minacciandolo che qualora non avesse accettato la proposta la vittima avrebbe dovuto cedere il possesso della sua autovettura o della sua casa popolare o, in alternativa, avrebbe dovuto consegnare 10.000 euro in contanti. Al rifiuto del 45enne, in passato arrestato per droga e “gambizzato” l’anno scorso, sarebbe scattata la ritorsione a suon di pugni. Prima di I carabinieri sono risaliti all’identità degli arrestati attraverso una serie di elementi convergenti: la vittima, uscito fuori dal giro malavitoso dopo la tragica morte di una figlioletta l’anno scorso li conosceva; sono state acquisite le immagini di una telecamera interna al palazzo; c’è stato il riconoscimento in foto.
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