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10 Aprile 2024 - 09:23
Sessantaquattro anni, originario di san Giovanni a Teduccio, nessun legame con clan, precedenti per reati contro il patrimonio. È questo il profilo di Mario De Simone, arrestato lunedì pomeriggio dalla polizia con l’accusa di aver ucciso il 12 marzo scorso l’ingegnere Salvatore Coppola in corso Protopisani. Per gli investigatori della Squadra mobile e del commissariato San Giovanni-Barra, coordinati dalla procura antimafia, sarebbe stato lui a sparare alle spalle all’anziano professionista in passato vicino o in affari con il clan Mazzarella. A suo carico ci sarebbero le immagini del parcheggio in cui la vittima stava andando a riprendere la macchina per tornare a casa, al Vomero. Un’andatura incerta e un’articolazione particolari dei movimenti delle gambe avrebbero convinto gli inquirenti della Dda a emettere un decreto di fermo. Ma va sottolineato come il provvedimento sia una misura precautelare emessa ancora nella fase delle indagini preliminari e l’indagato deve essere assolutamente ritenuto innocente fino all’eventuale condanna definitiva. Le indagini si sarebbero sviluppate partendo da due ipotesi: l’omicidio sarebbe il frutto avvelenato per una vicenda personale, nell’ambito di affari cupassero di lui. Circostanza che può significare tutto o niente, ma che apre la strada anche a una pista alternativa alla vendetta fredda: l’ipotesi che volesse non immischiarsi più in affari illeciti e abbia detto no a esponenti di camorra, tale da incorrere nella ritorsione mortale. relativi ad aste immobiliari; oppure Mario De Simone sarebbe stato scelto dai clan come sicario proprio per l’assenza di legami organici con organizzazioni malavitose, risultando così non sospettabile, almeno non inizialmente. Uno degli scenari emersi, ma non l’unico, porterebbe gli inquirenti addirittura sulle piste di un clan rivale ai Mazzarella, nella cui orbita in passato Salvatore Coppola si sarebbe occupato di aste immobiliari e compravendita di alloggi. L’ingegnere nel 2013 aveva chiuso la sua breve collaborazione con lo Stato e qualche tempo dopo era tornato all’ombra del Vesuvio, scegliendo il Vomero come residenza con la famiglia: moglie e due figli. Riaprendo lo studio aveva ricominciato a svolgere la professione, ma senza che inquirenti o investigatori si ocLa sera del 12 marzo scorso l’ingegnere Salvatore Coppola, abitudinario, ha chiuso la studio alla solita ora e ha percorso i 60 metri che separano lo stabile in corso Protopisani al parcheggio del Decò che utilizzava lasciando le sue autovetture: una Daihatsu, una 500 e una Maserati. Il sicario lo ha intercettato, piombandogli alle spalle, vicino all’autovettura coreana, esplodendogli contro un solo colpo di pistola alla nuca che lo ha ucciso all’istante.
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