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11 Aprile 2024 - 09:02
Paura per un palazzo abbandonato: «Tante segnalazioni ma nessuno è mai intervenuto». Lo stabile danneggiato dal sisma del 1980 negli anni preda di rifiuti e amianto oltre che rifugio per i tossicodipendenti
NAPOLI. I tubi Innocenti, installati per evitare che la struttura portante crolli, potrebbero essere in realtà i primi a collassare vista la ruggine che li pervade. Se succedesse, la facciata in tufo incastrata tra questi manufatti, si sbriciolerebbe un secondo dopo. L’erba incolta, oltre la recinzione tutt’altro che inviolabile, solo in parte riesce a nascondere i rifiuti di vario genere gettati da chi sa bene che la cura di quel rudere non interessa a nessuno se non alle famiglie del palazzo confinante, preoccupate per eventuali smottamenti.
Al civico 34 di vico Paradisiello, nella parte alta di via Veterinaria, nel quartiere di San Carlo all’Arena, lunga scalinata al limite dell’area di pertinenza del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, all’interno di una delle tenute coloniche della zona da centinaia di anni sorge un antico palazzo di proprietà privata da decenni disabitato. Lo stabile, un inno all’incuria, fa parte di un complesso più ampio il secondo edificio è abitato da sei famiglie al quale si accede da un grosso androne nella parte alta di vico Paradisiello.
L’aspetto bucolico del cortile di quest’anfratto, dal quale è possibile vedere mezza città data la sua posizione, è confermato da un recinto con all’interno tre galline e dei piccoli orti più o meno curati. Stando alle poche informazioni disponibili, i privati cercarono invano di vendere la proprietà dopo i primi danni connessi al terremoto del 1980. Fallite le trattative il palazzo, mai più abitato, è divenuto nei decenni rifugio per tossicodipendenti e per persone senza fissa dimora assumendo l’attuale immagine spettrale tra lamiere, ponteggi, cumuli di spazzatura.
Impauriti sono soprattutto i nuclei familiari del palazzo prospiciente, che comunica con quello abbandonato. «Per arrivare a casa, dobbiamo giocoforza superare quello pericolante. Se continua questo disinteresse, prima o poi si verificheranno crolli e anche noi saremo costretti ad evacuare, se non ci facciamo male prima» afferma Fabio De Rosa, uno degli inquilini che poi ricorda «le segnalazioni ai vigili del fuoco sono state tante, ma sono oramai vent’anni che nessuno interviene. Non ci sono solo i rifiuti, all’interno dello stabile c’è l’amianto, pericoloso per la salute se non viene sigillato».
Il posto è sottoposto al vincolo paesaggistico e rappresenta una testimonianza di una Napoli tuttora s dimenticata, sebbene le scale rappresentino da sempre una delle iconografie maggiori della città. I residenti delle case coloniche e di quelle di più recente costruzione sembrano però non farci più caso, forse rassegnati all’oblio della dimenticanza istituzionale. A dimostrarlo, è la poca voglia di parlare. Tanto è inutile, sussurrano.
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