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Racket, tutto da rifare per Ferrara e Cacciapuoti

Racket, tutto da rifare per Ferrara e Cacciapuoti

Estorsione all’imprenditore, colpo di scena in Cassazione: i boss tornano davanti al tribunale della Libertà

NAPOLI. La seconda sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio per nuovo esame l’ordinanza cautelare relativa alla estorsione effettuata nei confronti di Biagio Vallefuoco, a carico di Domenico Ferrara, Francesco Ferrara, Luigi Cacciapuoti, Giulio D’Altrui e Giuseppe Ruocco. Nel collegio difensivo gli avvocati Luigi Poziello, Antonio Briganti, Raffaele Chiummariello, Emilio Martino, Michele Liguori, Antimo D’Alterio e Carmela Maisto.

La cosca di Villaricca negli ultimi mesi è più volte balzata alla ribalta della cronaca. A dicembre scorso, dopo la colossale retata di giugno, la procura aveva ottenuto subito la fissazione dell’udienza preliminare per capi e gregari del temibile clan Ferrara-Cacciapuoti, il gruppo criminale con base a Villaricca e nel Giuglianese, protagonista negli ultimi anni di una preoccupante espansione: un’escalation incessante, nell’ambito della quale avrebbe beneficiato del supporto dell’Alleanza di Secondigliano e, in particolare, del clan Contini, del cui boss, Eduardo Contini “’o romano”, qualche anno fa favorì persino la latitanza.

Le accuse formulata della Dda sono del resto di assoluta consistenza, dal momento che gli indagati devono a vario titolo rispondere di associazione mafiosa, oltre che di numerose estorsioni. Basi solide a Villaricca, ma legami d’affari con i Contini, i Mallardo e l’intera Alleanza di Secondigliano e nessuno sconto per le vittime del pizzo: «1.500 a Natale, a Pasqua e a Ferragosto». Ecco in sintesi struttura e mission del clan Ferrara-Cacciapuoti, disarticolato a inizio giugno dai carabinieri con un’operazione nata da un’inchiesta della Dda su indagini dell’Arma e della guardia di finanza.

In 19 erano finiti agli arresti (in tre già lo erano per altri reati), accusati a seconda delle varie posizioni di camorra, droga, estorsioni e detenzione di armi. Ma non solo: gli inquirenti hanno anche ricostruito il tentato omicidio di Luigi Montella da parte di un esponente dei Ferrara, Giuseppe Mauriello: un episodio circoscritto che non derivava da una guerra tra le due famiglie storicamente alleate con alla guida Domenico Ferrara detto “Mimì ’o muccuso” e Luigi Cacciapuoti “Gigginiello”. La cosca avrebbe avuto circa 50 affiliati, ai quali in caso di detenzione sarebbe spettato uno “stipendio” per garantirne il silenzio.

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