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Iran, piano sicurezza a Napoli

Iran, piano sicurezza a Napoli

NAPOLI. Innanzitutto i luoghi di culto, a cominciare dalla sinagoga nel quartiere Chiaia, in via Cappella Vecchia, e le altre location sensibili per la comunità ebraica. Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha disposto l’intensificazione dei dispositivi di vigilanza a protezione dei siti e degli interessi sensibili presenti in città. Nessun segnale, al momento, di attacchi terroristici, ma attenzione massima per il rischio di azioni di singoli “lupi solitari”. L’ordine è di non lasciare niente al caso e di non sottovalutare nulla.

IL MONITORAGGIO E L’ALLERTA. Dopo l’attacco scagliato la notte scorsa dall’Iran contro Israele e l’ulteriore peggioramento della crisi mediorientale, resta altissimo il rischio di azioni che possano prendere di mira interessi comunque riconducibili allo Stato ebraico. Per questo il prefetto di Napoli, assieme ai colleghi delle altre città, è in stretto contatto con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Di Bari oggi parteciperà al Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato al Viminale, assieme ai vertici delle forze di polizia e dell’intelligence per fare il punto sulla situazione. Attenzione anche sull’aeroporto di Capodichino. «L’allerta sugli obiettivi sensibili è massima», conferma il ministro.

I PUNTI SENSIBILI. Tra i luoghi più importanti in città c’è sicuramente il Consolato americano; ma anche in provincia ci sono strutture decisive, a cominciare del Comando militare della Nato, che si trova a Giugliano: si tratta di uno dei due comandi strate gici operativi del Comando Operazioni Alleate del Supreme Headquarters Allied Powers Europe. Non solo. Oltre alle strutture più esposte, figurano anche ulteriori punti da attenzionare sul territorio - religiosi, commerciali, scolastici, turistici e culturali - riconducibili ad interessi dello Stato di Israele e già vigilati all’esplosione della guerra nella Striscia di Gaza in seguito agli attacchi del 7 ottobre dello scorso anno contro Israele ad opera dei terroristi islamisti di Hamas.

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