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Macelleria messicana a Barra, la procura chiede tre ergastoli

Macelleria messicana a Barra, la procura chiede tre ergastoli

NAPOLI. Duplice omicidio in trasferta per vincere la terza faida di Scampia, la procura lancia l’affondo e per il boss scissionista Mariano Riccio e i presunti killer Francesco Paolo Russo e Franco Bottino si profila una nuova stangata giudiziaria. Ieri mattina il pubblico ministero della Dda Maurizio De Marco ha chiesto per i tre imputati, a vario titolo accusati degli assassini di Ciro Abrunzo “’o cinese” e Franco Gaiola, la pena dell’ergastolo. Nessuno dei tre “sospettati” ha fin qui profferito parola né ammesso gli addebiti: un colpo di scena in tal senso non è però da escludere nella prossima udienza, fissata per il 29 aprile, quando il gup Nicola Marrone dovrebbe anche pronunciare la sentenza. Ciro Abrunzo “’o cinese” era uno dei profili emergenti del cartello malavitoso Abete-Abbinante-Notturno-Aprea, gli scissionisti dagli Amato-Pagano nella terza faida di Secondigliano e Scampia, ma abitava a Barra e non era facile organizzare un agguato lontano dal proprio territorio. Così l’allora giovanissimo ras Mario Riccio, detto “Mariano”, genero del boss Cesare Pagano, ebbe un’idea - in un certo senso - geniale: i killer si sarebbero travestiti da spazzini, cioè da operatori dell’Asìa e così non sarebbero stati notati da eventuali sentinelle o guardaspalle dell’obiettivo. Il 21 giugno 2012 l’omicidio fu compiuto secondo i piani e ci andò di mezzo anche Franco Gaiola detto “’o fachiro”, amico del bersaglio designato ma estraneo alla guerra di camorra all’epoca in corso. I due stavano parlando in corso Sirena quando una raffica di proiettili si abbatté su di loro. A distanza di 10 anni la giustizia, lenta ma inesorabile, ha fatto il suo corso e a ottobre del 2022 in quattro hanno ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare per duplice omicidio: Mariano Riccio mandante; Francesco Paolo Russo detto “Cicciariello”, Franco Bottino “Mustafà” e Sabato Palumbo, 68enne, unico libero tra gli indagati. A risolvere il caso, sotto il coordinamento della Dda di Napoli, sono stati i poliziotti della Squadra mobile di Napoli. All’inchiesta hanno contribuito 11 pentiti, alle cui dichiarazioni sono seguiti i riscontri degli investigatori sulla base di accertamenti vecchi e nuovi. Ciro Abrunzo e Franco Gaiola furono feriti mortalmente con ben 15 colpi d’arma da fuoco, il 21 giugno 2012, a Napoli in corso Sirena. Travestiti da operai, i due presunti esecutori materiali, cioè Russo e Bottino, con il terzo del commando a poca distanza, arrivarono in auto da Secondigliano con un finto pulmino dell’Asìa. Si focalizzarono soprattutto sul “cinese”, 28enne incensurato ma componente di primo piano del gruppo degli Abete-Abbinante, ma non lasciarono vivo il testimone: il 58enne Gaiola. Gli assassini giunsero a volto scoperto e con le casacche dell’Asìa. Scesero dal furgoncino e aprirono il fuoco soprattutto contro il 28enne: la polizia lo capì dal fatto che il suo corpo era crivellato dai colpi, mentre solo due proiettili avevano centrato “’o fachiro”. Riccio e Carmine Cerrato (pentito) sarebbero stati invece i mandanti del raid.

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