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19 Aprile 2024 - 07:43
Il gioco d’azzardo può essere considerato a pieno titolo una patologia che può colpire qualsiasi fascia sociale. E si definisce tale quando c’è in palio una scommessa che non può esse ritirata e in più esito del gioco dovuto al caso. In questo mondo capace di attrarre tanti, grazie alle premesse, e alle promesse, illusorie che spesso regala, Napoli non fa, in questo senso, eccezione.
GLI UTENTI ASSISTITI PRESSO I SERD PARTENOPEI. Sono poco più di 800 gli utenti assistiti presso i Serd, le strutture socio-riabilitative e gli ambulatori dedicati dell’Asl Napoli 1 che anche nel trattamento di questa dipendenza, così come per le sostanze stupefacenti, l’alcol e il tabagismo, si dimostra all’avanguardia. Significativo anche lo slogan: “Non giocarti la vita, parlane con noi”.
LE ZONE MAGGIORMENTE COLPITE. Tra le zone maggiormente colpite dal fenomeno ci sono il Vomero, l’Arenella ma anche il centro storico e alcune periferie, in particolare Miano. Interessante è anche il dato relativo ai casi per fascia d’età: i numeri più elevati registrati in quella che va dai 40 a 49 anni, seguita da 55-59. A completare il “podio” quella tra i 40 e i 44 anni. Alla base, anche per la pianificazione degli approcci terapeutici, c’è un problema di non secondaria importanza come sottolinea Gennaro Pastore, direttore del Dipartimento Dipendenze dell’azienda sanitaria locale napoletana: «Raramente è il giocatore che ci viene a chiedere aiuto, più frequentemente la cosa parte dalla famiglia. E la grande soddisfazione del nostro lavoro è che partendo da quella segnalazione si riesce a convincere l’interessato a recarsi presso le nostre strutture riuscendo a ricostruire anche quell’equilibrio familiare che sembrava compromesso».
LE COMPETENZE DEI SERD SUL GIOCO D’AZZARDO. Da ricordare che Renato Balduzzi, ministro del Governo guidato da Mario Monti, assegnò il gioco d’azzardo come forma di dipendenza alla competenza dei Serd. «I giocatori hanno difficoltà a fermarsi all’interno dei Serd - ricorda Pastore -. Per questo all’epoca concepimmo due poli, uno nell’area nord a Miano e un altro in quella sud a Ponticelli, dove la persona poteva rivolgersi senza frequentare il Serd e avere anche programmi mirati. Poi recentissimamente abbiamo aperto anche un servizio in anonimato, al Vomero, non identificabile nemmeno da una targa, dove ci si può rivolgere telefonando e si viene accolti da uno staff di psicoterapeuti».
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