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22 Aprile 2024 - 08:48
Il Real Albergo dei Poveri tra splendore, decadenza e rinascita. Il palazzo settecentesco noto come Palazzo Fuga dal nome dell’architetto che lo progettò su commissione del re Carlo di Borbone e che i napoletani chiamano in dialetto ‘o serraglio, accoglieva i poveri del Regno e in seguito diventò anche carcere minorile. La sua riqualificazione prossima oscilla tra sogno e realtà e molto dipende dalla capacità politica. L’edificio di proprietà comunale svetta sulla piazza del quartiere San Lorenzo e dal 2026 dovrà ospitare sezioni del Mann, della Biblioteca nazionale e strutture ricettive, stando ad un ambizioso progetto di restauro, frutto di un’intesa tra Ministero della Cultura, istituzioni e privati che ne prevede la riconversione in polo culturale di eccellenza. Sulle possibili destinazioni d’uso si dibatte da molti anni e pare che si concretizzerà grazie ai 100 milioni di euro destinati alla sua rinascita. Il cantiere è aperto da gennaio di quest’anno e i lavori procedono. Al momento l’ala esterna su via Foria è già interessata dal montaggio di ponteggi con l’impiego di alcuni operai. «Già negli anni ’80 si provò a riqualificarlo» hanno detto i residenti; in seguito la struttura è rimasta sostanzialmente inutilizzata. Adesso è stata fatta la bonifica interna per eliminare rifiuti accumulati nel tempo. Il titolare del Caffè Carlo III da anni è testimone diretto dei mutamenti del Real Albergo dei Poveri. «Dal novembre scorso si sono visti gli operai che lavoravano all’esterno e architetti, ingegneri ed esperti del settore. Poi sono stati messi dei ponteggi. E risulta che gli operai sono al lavoro» - spiega. Due anni fa il Comune ha aperto ad una serie di eventi gratuiti e il Caffè Carlo III ha avuto l’opportunità di lavorare all’interno della struttura. Doveva lavorare sei mesi, ma l’attività di vendita è stata bloccata a causa di un’ala del palazzo risultata pericolante. Palazzo Fuga «ha spazi immensi, cortili, palestra, garage, la falegnameria in via Tanucci – spiega Antonio Di Martino direttore di “Mani e Vulcani Magazine”. In quel maestoso palazzo ho vissuto per anni e ho frequentato il liceo “V Scientifico” che ora è il “Renato Caccioppoli” alla Doganella – con i finestroni di affaccio su piazza Carlo III. Ricordo che poi nell’80 il liceo fu sfrattato per inagibilità e andarono tutti ai Salesiani. Nel post terremoto dell’80 giunsero i fondi per la ristrutturazione e vi furono alcuni eventi». Riguardo al progetto attuale Di Martino spera «che il sogno si avveri prestoi. Occorre serietà progettuale e giuste destinazioni d’uso definitive con protocolli d’intesa. Per un Museo, o una biblioteca servono impianti di sicurezza, impianti di allarme, servono ascensori e tanto altro» - conclude. Intorno alla piazza, ben collegata col resto della città mediante Tangenziale, aeroporto e Metropolitana, ci sono hotel, bar, ristoranti, un laboratorio di analisi ed altre attività. Nelle adiacenze l’Orto Botanico e a pochi passi, in via Foria, la Caserma Garibaldi. Proseguendo è posizionato il Museo Archeologico Nazionale.
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