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Il Parco San Gennaro attende il miracolo

Il Parco San Gennaro attende il miracolo

Per la riqualificazione sono stanziati 600mila euro per Piano strategico della Città metropolitana. I lavori potrebbero partire a inizio maggio: ma intanto lo spazio affoga nell’incuria

NAPOLI. Un’attesa palpabile, visti i tanti rinvii del passato, che coinvolge diversi segmenti della cittadinanza. Le aspettative sull’inizio dei lavori al Parco San Gennaro al Rione Sanità sembrano rasentare quelle per il miracolo dello scioglimento del sangue da parte del Santo Patrono di Napoli. Inizi di maggio: è questo il periodo indicato per l’Avvento, con gli interventi di ripiantumazione degli alberi, di riqualificazione dell’area giochi, dell’area custodi, della pista di pattinaggio e del campetto di calcio destinati però a durare parecchi mesi prima di essere completati. Tra le cause dei continui annunci disattesi sull’inizio dei lavori spicca, dal punto di vista tecnico, quella dell’installazione di un impianto di irrigazione. Motivo? Gli scavi devono essere autorizzati dalla Soprintendenza e a coordinarli deve essere un archeologo, figura individuata soltanto poco più di una settimana fa.

Situato di fronte all’ospedale che porta lo stesso nome, è da tempo abbandonato in attesa di riqualificazione a cui molti stentano a credere visti i continui annunci rimasti lettera morta. Ma a inizio maggio dovrebbe essere la volta buona. I fondi attinti dal Piano strategico della Città metropolitana ammontano a circa 600.000 euro. In attesa dell’arrivo degli operai, a prevalere sono solo i cespugli alti almeno un metro e i cumuli di spazzatura tra il verde malridotto. Settimane addietro, non sopportando più la chiusura forzata, qualcuno ha rotto la catena che sbarrava il cancello di ingresso in ferro battuto. In realtà i bambini ci sono andati lo stesso anche con i lucchetti, scavalcando le grate dominate dallo striscione che ricorda Francesco Ruotolo, lo storico attivista e consigliere comunale di Napoli morto di Covid a novembre 2020. Il San Gennaro oggi è un misto tra un’impervia giungla e un vecchio insediamento bombardato. I sentieri sono impraticabili a meno di barcamenarsi nella savana. Al centro del parco le due giostrine arrugginite sono il simbolo della spensieratezza negata ai bambini del posto.

A poca distanza, la vecchia struttura utilizzata dai custodi rischia di venire giù da un momento all’altro. Nonostante questo, come spesso accade nei posti misteriosi e decadenti, un vecchio materasso fa capire che dei senza fissa dimora vi hanno trovato rifugio. Ma il vero atto di coraggio è sopportare la puzza di feci e urina. Sulle rappresentazioni con le bombolette sulle mura dell’ex casa del custode, meglio lasciar perdere. Impraticabili sono anche la pista di pattinaggio e il vecchio campo di calcetto, sporchi all’inverosimile, inseriti nel salvifico programma di riqualificazione. All’esterno del parco, nella strada che lo separa dall’Ospedale San Gennaro, il caos e il parcheggio selvaggio sono l’onda lunga dell’abbandono di questa parte del Rione Sanità. Nonostante il boom turistico, il quartiere che ha dato visto nascere Totò, fa sempre e comunque i conti ancora con la vecchia formula del degrado: retaggio di un passato inglorioso, di cui si fa volentieri a meno.

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