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27 Aprile 2024 - 08:00
NAPOLI. Per la difesa mancherebbero sia la prova regina che indizi concreti per mantenere in stato d’arresto Mario De Simone, il 64enne accusato di aver ucciso lo scorso 12 marzo a San Giovanni a Teduccio l’ingegnere Salvatore Coppola, in passato colletto bianco ritenuto vicino ai Mazzarella e per un periodo collaboratore di giustizia. Così l’avvocato Melania Costantino ha presentato al Riesame istanza di annullamento della custodia cautelare e conseguente scarcerazione per il suo assistito, detenuto nel carcere di Secondigliano dal 12 aprile e insistente nel dichiararsi innocente. Per la procura, che ha emesso il fermo convalidato dal gip del tribunale di Napoli, l’indagato avrebbe agito per favorire il potente clan dell’area orientale di Napoli. Ma secondo la penalista per trovare il vero colpevole bisognerebbe invece battere altre piste, facendo intendere che la battaglia giudiziaria è appena agli inizi. Gli indizi a carico di Mario De Simone (da ritenere comunque innocente fino all’eventuale condanna definitiva) sono essenzialmente 4: una fonte investigativa coperta; le immagini di una telecamera che ha ripreso il furto dell’autovettura utilizzata dal killer per arrivare a corso Protopisani e tendere l’agguato a Salvatore Coppola; l’andatura leggermente claudicante dell’uomo che ha sparato, simile a quella del 64enne arrestato; intercettazioni in cui si farebbe riferimento all’indagato. La difesa controbatte che, almeno a leggere la misura cautelare, non ci sono frame da cui possa ricavarsi il viso dell’assassino, tanto più che la scena mortale non è stata ripresa dalla videosorveglianza del supermercato “Decò”; l’autore del furto della macchina aveva il volto coperto; non è un killer, come dimostrerebbe l’assenza di precedenti per fatti di sangue. Particolare importante, inoltre, per la difesa: non è chiaro se il pistolero abbia fatto fuoco mostrandosi o con il viso incappucciato. Presumibilmente altre circostanze andranno al vaglio dei giudici del tribunale del Riesame: Mario De Simone non ha mai avuto rapporti con il clan Mazzarella, ha precedenti esclusivamente per reati predatori e minori e non conosceva Salvatore Coppola. Quest’ultimo elemento è importante perché esclude l’ipotesi di una vendetta personale, pure presa in considerazione dagli investigatori nella prima fase delle indagini. Il 64enne, nato e residente a San Giovanni a Teduccio, è in carcere dal momento del fermo, eseguito dai poliziotti della Squadra mobile della questura che hanno condotto le indagini con il coordinamento della procura antimafia. Gli investigatori hanno svolto un lavoro imponente che si è sviluppato con l’esame delle immagini di tutte le telecamere della zona potenzialmente utili a cominciare da quelle del supermercato “Decò” di corso Protopisani, dov’è avvenuto l’agguato, e l’analisi di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali. Resta comunque il giallo sulla presenza o meno di un complice: possibile che la camorra affidasse un incarico così delicato a un pregiudicato inesperto e non a un killer di “professione”?
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