Clan Abbinante, la Dda vuole il “processone”

NAPOLI. L’assedio dello Stato al clan Abbinante di Scampia non si placa. Dopo la sfilza di arresti, oltre quaranta, messi a segno a novembre scorso, la procura ha chiesto e ottenuto l’udienza preliminare per ras e affiliati della temibile cosca con base al rione Monte Rosa e al lotto Sc3. Alla sbarra, il prossimo 6 giugno, sono attesi 41 imputati, per i quali rischiano adesso di aprirsi le porte di nuovo processo. Pesanti le accuse da cui saranno, a vario titolo, chiamati a difendersi: associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, spaccio ed estorsione. Il collegio difensivo sarà composto, tra gli altri, dagli avvocati Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Luigi Poziello, Dario Carmine Procentese, Luca Mottola, Carlo Ercolino e Vittorio Giaquinto. Il pizzo targato Abbinante aveva una doppia peculiarità: i commercianti del rione Monte Rosa erano costretti ad acquistare la merce da imprenditori scelti dal sodalizio, che a loro volta avevano l’obbligo di pagare il clan per il privilegio dell’esclusiva. Una dimostrazione di forza a Scampia, così come la maniera degli affiliati di definire il rione Monterosa: “casa nostra”, dove tutto doveva passare al vaglio del clan “per il rispetto della famiglia”. Con i capi dietro le sbarre, le redini dell’organizzazioni erano nelle mani di Arcangelo Abbinante e Francesco Abbinante, figli di Guido, mentre organizzatore delle piazze di spaccio era Salvatore Mari, ritenuto colui che ha ricostituito la piazza di paccio del lotto Sc3, uno dei sette destinatari del provvedimento restrittivo sfuggito alla cattura. Dalle intercettazioni è venuto fuori che gli emergenti dei gruppi Abbinante ed Esposito, storicamente un’unica cosca, spendevano il proprio nome per incutere timore. Le roccaforti erano il rione Monterosa, l’Ises e la zona della “33”. All’appello manca ancora, oltre a Francesco Abbinante e Salvatore Mari, anche Alessio Cuomo.