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Pestato per difendere il figlio, in cella Abbinante jr e l’amico

Pestato per difendere il figlio, in cella Abbinante jr e l’amico

Imprenditore accoltellato a Mugnano, fuga finita per il figlio del ras di Scampia. Notte di sangue per una macchina parcheggiata male: «Ti devo uccidere»

NAPOLI. «Ti devo uccidere, hai capito... ti devo uccidere», avrebbe gridato Bruno Abbinante a un imprenditore edile che cercava di difendere il figlio dall’aggressione di un amico del 22enne esponente della famiglia di malavita originaria di Scampia: Giuseppe Caiazzo, di due anni più grande. Il litigio, avvenuto il 4 febbraio scorso, si concluse con l’accoltellamento dell’uomo e la frattura al naso dello stretto congiunto. Il tutto per una richiesta di chiarimento circa le minacce ricevute dalla mamma di quest’ultimo la sera prima per una banale questione di viabilità a Chiaiano. Sabato scorso Bruno Abbinante e Giuseppe Caiazzo sono stati arrestati su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda e indagini dei poliziotti dell’“antirapina” della Squadra mobile e del commissariato di Giugliano. Ieri si sono svolti gli interrogatori garanzia alla presenza degli avvocati difensori Claudio Davino (per il figlio di Francesco Abbinante nonché nipote di Raffaele Abbinante) e Giuseppe Musella, che assiste il 24enne.

Quest’ultimo si è difeso sostenendo di non aver partecipato al ferimento pur ammettendo di essere stato presente sulla scena. Gli investigatori della Mobile (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Antonio Serpico) con il commissariato Giugliano si sono avvalsi di testimonianze, riconoscimenti da parte delle vittime e di intercettazioni sia telefoniche ambientali, compiuti a casa della famiglia finita nel mirino e in ospedale. Ma ovviamente gli indagati devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. L’imprenditore quel pomeriggio accompagnò il figlio nei pressi di un bar a Marano dopo che quest’ultimo era stato avvisato di una Ford Puma parcheggiata in zona con targa corrispondente alla vettura su cui la sera viaggiava il giovane, poi identificato in Giuseppe Caiazzo, che avrebbe minacciato la madre davanti al cancello di casa dopo aver occupato con la macchina l’ingresso e che alle rimostranze della donna avrebbe risposto: se non la smetti, ti schiatto le ruote”. Alla richiesta di chiarimenti Caiazzo avrebbe reagito violentemente, sferrando un pugno al volto del giovane e tramortendolo.

Poi avrebbe continuato l’aggressione inseguendolo e lanciandogli contro una bottiglia di vetro mentre l’aggredito, aiutato da un’amica, scappava. Nel frattempo era intervenuto il padre contro cui si sarebbe scagliato Bruno Abbinante armato di un coltello. «Prima mi ha colpito al braccio e alla spalla, poi ho cercato scampo nascondendomi tra le auto in sosta. Ma mi ha raggiunto e ferito alla testa», ha messo a verbale l’imprenditore dopo alcuni giorni trascorsi in gravi condizioni al Cardarelli. Per l’accusa (da provare in giudizio) Bruno Abbinante, e in concorso Giuseppe Caiazzo, devono rispondere di tentato omicidio aggravato da futili motivi e dal metodo mafioso con il secondo quale concorrente morale e istigatore. Entrambi, ma a parti invertite, sono indagati anche per le lesioni cagionate al figlio dell’imprenditore.

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