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04 Maggio 2024 - 08:00
NAPOLI. La scena che meglio sintetizza il motivo per cui le discariche a cielo aperto in molti quartieri cittadini non spariranno mai, è quella di un anziano che a metà mattina di fronte al Commissariato Stella San Carlo all’Arena getta senza ritegno il suo sacchetto su un cumulo di rifiuti già bello grosso. L’uomo, dopo aver compiuto il gesto, si allontana con la massima tranquillità tenendo in mano un’altra busta. Tra le lamentele per una raccolta di Asìa Napoli giudicata da molti non soddisfacente e le condivisibili richieste di pulizia, va senz’altro inserita l’inciviltà di parte della popolazione. Non è moralismo, è semplicemente la realtà. La situazione si presenta particolarmente critica tra piazza Ottocalli e Calata Capodichino. Attorno alle campane della differenziata e ai contenitori per i rifiuti urbani, si trova di tutto: sedie di plastica e di legno, una poltrona verde su cui viene fatto accomodare un bustone nero (sembra fatto apposta, uno sfottò) affiancata da un altro simile e da bustoni bianchi. Lì vicino c’è la fermata dell’autobus Anm ed Eav tra le più affollate nelle ore di punta. Su quel marciapiede, troppo spesso, fanno capolino materassi e altro genere di ingombranti. A pochi metri di distanza, in via Nicola Nicolini, una nuova coltre di spazzatura compatta e maleodorante giace su un passaggio pedonale con tanto di aiuola che divide una serie di negozi su due lati della strada che giunge in via Arenaccia. I commercianti onesti sono i primi a subire la insopportabile pratica di buttare i rifiuti dove non si deve solo perché qualcun altro l’ha fatto, sbagliando, in precedenza. In quella zona di Capodichino si può arrivare provenendo da via Uldarigo Masoni, strada a scorrimento veloce che unisce Stella San Carlo all’Arena con i quartieri di Miano, Secondigliano e Scampia, altri quartieri pieni di punti critici dal punto di vista ambientale. Sul ciglio della strada di via Masoni, su terrapieno dominato dalla fitta vegetazione, un’immagine da incubo. Almeno tre pneumatici, due parafanghi, secchi di vernice, vecchi vestiti in disuso, sacchetti con materiale di risulta. Da sempre quell’arteria è considerata dagli avventori il posto ideale per liberarsi della spazzatura in modo non consono, grazie all’assenza di telecamere. In via Emilio Scaglione tra Chiaiano, Marianella e il Frullone qualcuno ha dato fuoco ai rifiuti – sacchetti, cartoni di alcune aziende, assi di legno, ingombranti – senza che però qualcuno per giorni li raccogliesse. Troppo spesso in difficoltà è anche il centro storico. Sia in via Toledo che i Quartieri Spagnoli, invasa da una moltitudine di turisti, i ritmi di raccolta da parte degli addetti di Asìa che passano almeno tre volte nel corso della giornata sono decisamente più lenti del continuo consumo di alimenti con gli avanzi gettati nei contenitori a terra senza soluzione di continuità. Ne è un esempio anche piazza Carità dove i rifiuti non sono all’interno dei bidoncini della differenziata ma fuori, in bella mostra tra turisti e passanti. La fine di questo viaggetto è in via Colonnello Carlo Lahalle a ridosso di corso Malta, Poggioreale e il Centro Direzionale. In quella via si trova la Caserma Calò, sede del Reparto Supporto Generale del Comando Forze Operative Sud dell’Esercito. Un motivo di scrupolo per incivili? Macchè, esattamente di fronte l’ingresso della caserma ancora una volta le campane, proprio come nei pressi del Commissariato di Polizia San Carlo all’Arena, sacchetti dell’indifferenziato, bustoni bianchi con diverse tipologie di rifiuti, un casco, ingombranti e vecchi vestiti rendono le campane per la differenziata inutile. Come inutile, ancora una volta, sembra coltivare la speranza di vedere finalmente la città pulita.
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