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15 Maggio 2024 - 08:00
NAPOLI. Sanità al collasso e medici che scappano. Questa volta tocca all’ospedale dei Pellegrini che nel giro di due mesi ha perso cinque ortopedici esperti, emigrati al privato. «Sono fuggiti tutti, oggi l’ortopedico preferisce le cliniche convenzionate o le private dove guadagna di più, non fa le reperibilità e non viene picchiato in pronto soccorso» lamentano medici e infermieri. In realtà il Pellegrini è sempre stato un polo di eccellenza. Con la sua posizione in pieno centro storico, nel cuore della Pignasecca, è stato un punto di riferimento per gli abitanti della città. E il suo reparto storico di ortopedia, attivo da cento anni, gli ha garantito un prestigio esteso in tutto il Sud Italia. Oggi però il suo primato è un altro: avere «la lista di attesa più lunga del Mezzogiorno». Al reparto ortopedia sono 1.500 i pazienti che aspettano di operarsi dal 2015. Nove anni di attesa che pesano sui cittadini. Nove anni che gravano sulle patologie, «anche le più banali e di ruotine». Perché dopo nove anni, anche una frattura di polso trascurata nel tempo può diventare pericolosa. Il problema della lista d’attesa che non scorre è strettamente legato ad un primo nodo da sciogliere: la mancanza di personale. Se i medici fanno pronto soccorso «dalla mattina alla sera», perché «di dita amputate ne arrivano tutti i giorni», manca il personale che si dedichi allo scorrimento della lista e viceversa. Per il pronto soccorso, è stato bandito un recente concorso con «560 posti disponibili» ma a presentarsi, sono stati «solo in 50 tra cui 30 specializzandi che ancora devono finire il percorso formativo». I candidati sono pochi e quelli che già ci sono fuggono, ma «non è solo perché non pagano gli straordinari». Il problema sono «le scarse condizioni di lavoro, la mancata organizzazione e la digitalizzazione esasperata» senza l’affiancamento di un ingegnere a cui affidare la risoluzione dei problemi tecnici. Infatti con la nuova idea di sanità digitale, tutto dipende dal funzionamento del sistema elettronico centralizzato. Ma se si blocca il programma, «molti infermieri e medici non hanno le capacità di risolvere l’intoppo» e non c’è tempo di aspettare «un assistente che, se arriva, è solo dopo 40 minuti». L’ultima novità è il programma chiamato Virgilio creato per digitalizzare i dati. Ma che, lungi dal velocizzare, ha bisogno di «13 passaggi per segnare una visita ambulatoriale del paziente». «Un’assurdità» considerando che il reparto ortopedia del Pellegrini riceve «tra le 50 e 60 entrate al giorno». A rallentare, non è solo una digitalizzazione «fatta senza criterio» e l’assenza di personale, ma anche la mancanza di spazi dove operare. «Sala operatoria per almeno due interventi, ambulatorio per i pazienti operati e pronto soccorso in reparto» sono le uniche richieste dei dipendenti. Il loro pensiero comune è «espandere il reparto ortopedia per farlo funzionare bene». Ma al momento basterebbe almeno farlo funzionare. Oggi, l’ortopedia del Pellegrini «non riesce neanche a fare una frattura di femore» e con la fuga di massa il personale è dimezzato. A rischio la chiusura dello storico reparto.
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