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16 Maggio 2024 - 08:36
Caffè e cappuccino risentono delle congiunture internazionali e i prezzi schizzano
NAPOLI. Fare colazione al bar nei prossimi giorni potrebbe costare più caro. In città la tazzina al banco sta aumentando a macchia di leopardo: se c’è chi ancora la fa pagare a 1 euro, diversi esercizi hanno già adeguato i prezzi a 1,20 e 1,50 euro. Stesso discorso per il cappuccino, passato da 1,30 a 1,50 euro. Colpa degli aumenti delle materie prime e dei trasporti, sostengono gli operatori. «I torrefattori sostengono che sono aumentati i costi d’importazione. Tuttavia stiamo mantenendo i prezzi dello scorso settembre (1,10 la tazzina) pur di non perdere la clientela, composta principalmente da turisti diretti alla funicolare.
Per fronteggiare comunque i costi abbiamo aperto la gelateria in modo da diversificare l’attività», afferma Raffaella Ruggiero Scaturchio (Armando Scaturchio a Portamedina). In una tazzina, spiega, finiscono solo 7 grammi di prodotto con un’incidenza sul prezzo finale di circa il 10 per cento. Il costo al banco invece è maggiore e viene scaricato sui consumatori. «I cambiamenti climatici in Africa, produttore della qualità Robusta, hanno visto schizzare alle stelle il prezzo della materia prima che registra un ulteriore aumento perché le principali compagnie di navigazione cargo stanno aggirando Suez passando per il Capo di Buona Speranza con l’inevitabile incremento dei noli. Se un container un anno fa costava 3mila euro, ora ne costa 12mila», spiega Walter Wurzburger (titolare Caffè Kremoso). «Di conseguenza anche i torrefattori che hanno scelto di approvvigionarsi in Brasile si sono visti innalzare il prezzo della materia prima. Pertanto potremmo trovare ulteriori aumenti della tazzina e del cappuccino nel giro di poche settimane».
Prezzo contenuto invece (1,10 euro il caffè, 1,40 il cornetto, 1,50 il cappuccino) in alcune aree periferiche. Mentre a Pianura qualche bar ha già aumentato la tazzina a 1,40 euro, a Fuorigrotta, per esempio, Giuseppe Marzio, titolare del Gran Bar Franco, spiega che nei giorni scorsi il proprio torrefattore ha chiesto un aumento di 2 euro il chilogrammo. «Abbiamo un volume di vendite molto alto e questo ci consente di acquistare il caffè ancora al vecchio prezzo. Ma non sappiamo fino a quando. Il pericolo è che nelle prossime settimane anche i costi al banco debbano inevitabilmente salire con il rischio di perdere un bel po’ di clientela».
Discorso diverso per il Gran Caffè Gambrinus, dove solo l’espresso al banco costa 1,60 euro. «A parte gli aumenti del prodotto grezzo africano e brasiliano dovuto a fattori climatici, incide sul prezzo sia la bolletta dell’energia elettrica, sia perché Gambrinus fa parte degli esercizi storici d’Italia e, questo induce soprattutto i turisti a farvi tappa con visita agli ambienti interni», commenta Massimiliano Rosati (contitolare del Gambrinus). «Mentre però alcuni locali hanno aumentato a dismisura i prezzi, noi li abbiamo adeguati moderatamente alla stregua di quanto accade nei locali storici d’Italia. E comunque siamo tra i primi dieci del Paese».
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