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Clan Giuliano, fuori “’o micione”: alta tensione a Forcella

Clan Giuliano, fuori “’o micione”: alta tensione a Forcella

NAPOLI. Alta tensione tra i vicoli di Forcella. Massimo Somma, alias “’o micione”, era stato condannato la scorsa settimana per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa ai danni del laboratorio di analisi cliniche di piazza Calenda per conto del clan Giuliano, ma a seguito di istanza dell’avvocato difensore Luigi Poziello, il giudice Valentina Gallo del tribunale di Napoli ha concesso gli arresti domiciliari nell’abitazione di Giugliano in Campania. La scorsa settimana erano stati condannati, a seguito di giudizio abbreviato, Massimo Somma, genero di Eduardo Morra, uomo del clan Contini, difeso di fiducia dall’avvocato Luigi Poziello, alla pena di 2 anni e 8 mesi (il pubblico ministero della Dda aveva chiesto 3 anni e 6 mesi); l’ex boss Salvatore Giuliano “’o russo”, difeso dall’avvocato Domenico Esposito, con l’attenuante della collaborazione con la giustizia, a 3 anni e 8 mesi 8 di reclusione (il pubblico ministero aveva chiesto 2 anni e 2 mesi). «Dite al dottore Enrico che con i tamponi sta guadagnando un sacco di soldi e domani deve portare i soldi ai ragazzi di Forcella». Un “avviso” a prova di equivoco: il clan Giuliano, con l’emergenza covid ancora al suo apice, era pronto a battere cassa e nel mirino, il 20 gennaio 2020, era finito il noto laboratorio di analisi Salus di piazza Calenda. Proprio grazie alle dichiarazioni di Giuliano il caso è arrivato a una svolta e in manette era finito a ottobre scorso il presunto emissario della cosca: il 32enne Massimo Somma, alias “’o micione”, individuato dagli inquirenti come l’esecutore materiale della richiesta estorsiva. Le indagini sono state condotte dalla polizia, che già nell’immediatezza dei fatti aveva raccolto la denuncia del titolare della struttura Enrico Novissimo. La svolta sul caso è arrivata in seguito grazie alle rivelazioni del super pentito Salvatore Giuliano. Interrogato il 24 giugno 2021, Giuliano ha dichiarato «di essere stato avvicinato da un referente del clan Contini che, alla presenza di Alessio Vicorito, gli chiedeva perché non avessero fatto un’estorsione alla Salus, che in quel periodo stava guadagnando molti soldi con i tamponi». Giuliano avrebbe quindi risposto che loro «non facevano estorsioni ai commercianti, ma quello replicava che il proprietario della Salus era amico loro, ossia dei Contini, per cui, se essi gli avessero fatto un’estorsione, quello sicuramente si sarebbe rivolto a loro che avrebbero potuto fungere da intermediari, in cambio del 50 per cento dei proventi dell’estorsione». Ricevuto l’input esterno, il clan di Forcella sarebbe quindi passato all’azione. Dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare si apprendeva che «essi decisero, per la formulazione della richiesta estorsiva, di inviare “’o micione”, ossia Massimo Somma, il quale disse che il proprietario della Salus, un uomo anziano, gli aveva risposto che c’erano le telecamere e che se fosse ritornato lo avrebbe fatto arrestare. “Micione” era entrato nel centro dall’ingresso posteriore, dove è ubicata la pizzeria da Michele». Il piano però fallì.

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