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Faida tra rampolli di mala, Nico Moffa va a processo

Faida tra rampolli di mala, Nico Moffa va a processo

Agguato nella movida, giudizio immediato per il 18enne vicino ai Contini, Al via il processo per il tentato omicidio di Ciro Vecchione e Assunta Forte

NAPOLI. Regolamento di conti con agguato, la procura non ha alcune intenzione di perdere tempo e il rampollo della mala dell’Arenaccia si avvia spedito verso una probabile stangata. Schiacciato dalle immagini della videosorveglianza e da una sfilza di intercettazioni, Nicola Giuseppe Moffa, 18 anni, dovrà presto rispondere del tentato omicidio di Ciro Vecchione e della fidanzata Assunta Forte in un’aula di tribunale. Il gip del tribunale di Napoli ha infatti disposto il giudizio immediato innanzi alla quarta sezione penale, collegio c, per il prossimo 12 giugno. Resta da capire se Moffa, difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Domenico Dello Iacono, opterà per il rito abbreviato, puntando così allo sconto di pena in caso di condanna. «Gliel’ho detto, sto con la ragazza, poi mi acchiappi non ti preoccupare. Ci acchiappiamo sempre».

Ma i killer avevano già deciso: quella dell’11 dicembre scorso sarebbe stata una notte di sangue. In corso Garibaldi, a ridosso dell’intersezione con piazza Carlo III, hanno affiancato la Smart a bordo della quale viaggiavano Ciro Vecchione e la fidanzata Assunta Forte e, dopo un inseguimento lungo via Foria, hanno sparato all’impazzata centrando il primo alla gamba, la seconda allo stomaco. Un raid micidiale, frutto di un rancore covato per oltre due anni e innescato da un primo agguato teso, ad aprile ’21, al rampollo Roberto Murano Junior, figlio di Roberto Murano, esponente di spicco del clan Contini, e Nicola Giuseppe Moffa. A gennaio per il tentato omicidio di piazza Carlo III è stato arrestato proprio Moffa, 18enne delle Case Nuove; il fratello Gennaro Moffa è invece indagato a piede libero. Le indagini condotte dai poliziotti della Squadra mobile sono andate in porto nonostante la scarsissima collaborazione delle vittime.

Ciro Vecchione, nipote di Ciro Armento (ex pezzo da novanta del clan Misso del rione Sanità), 21enne con brevi trascorsi da attore nel grande schermo (ha avuto una parte nel film “La paranza”), interrogato nell’immediatezza dei fatti, aveva spiegato di non avere la minima idea di chi fossero i suoi aggressori. Anzi, aveva anche provato a sviare le indagini spiegando che si sarebbe trattato di un tentativo di rapina ai suoi danni: quella sera indossava infatti una vistosa collana d’oro dal valore di 5mila euro. Quello che Vecchione non sapeva, però, è che a suo carico era già partita un’intensa attività di intercettazione ambientale. Proprio le cimici piazzate dalla Mobile tra le sale del Vecchio Pellegrini hanno portato le indagini alla svolta. È infatti emerso che il nipote del ras dei Misso conosceva, eccome, i sicari: «Ma chi è sempre quello scornacchiato?», domandava una parente al giovane ricoverato, che in un ulteriore passaggio affermava: «Gliel’ho detto pure, sto con la ragazza, poi mi acchiappi, non ti preoccupare... ci acchiappiamo sempre». Già ad agosto 2021, infatti, Vecchione rimase ferito in un agguato mentre era con Antonio Testa: un raid maturato in risposta alla precedente imboscata di aprile 2021.

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