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Gli stipendi d’oro del clan Contini

Gli stipendi d’oro del clan Contini

Il pentito De Feo rivela: Botta dava 6mila euro al mese a Vincenzo Capozzoli

NAPOLI. I Contini, attraverso il ras Salvatore Botta, pagavano 5-6000 euro al mese ai killer e agli esponenti di maggiore spicco del clan. Parola di Vincenzo De Feo, nipote di uno di questi ultimi, collaboratore di giustizia le cui dichiarazione sono contenute anche nell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’inchiesta sul presunto riciclaggio nelle attività commerciali del centro di Napoli. Che la cosca fondata dal boss Edoardo (chiamato anche Eduardo) “’o romano” fosse economicamente la più forte in città si sapeva già, ma le inedite (giornalisticamente) rivelazioni del pentito danno ancora di più l’idea di una notevolissima capacità finanziaria. Pagare stipendi da manager a più persone dello stessa organizzazione è un caso più unico che raro. Tra i beneficiari del super stipendio c’era, secondo Vincenzo De Feo, pure Vincenzo Capozzoli detto Enzo “’a miseria”.

«È stipendiato dal Contini, non si occupa di estorsioni e prende 5-6000 euro da Salvatore Botta» ha messo a verbale il collaboratore di giustizia. Il quale nelle dichiarazioni allegate alla misura cautelare ha puntato l’indice contro altri esponenti di primo piano del gruppo di malavita del Vasto-Arenaccia. Autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di agevolare il clan Contini. È un’inchiesta importante, quella che ha portato anche al sequestro di quote della società che gestisce la famosa pizzeria “Dal Presidente” in via Tribunali, chiamata così perché il fondatore preparò la margherita che mangiò Bill Clinton durante una visita a Napoli. In 5 sono finiti il 15 maggio scorso in stato d’arresto: 3 in carcere e due ai domiciliari, una commercialista e un sostituto commissario di polizia (limitatamente a un solo capo d’imputazione).

Tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva, come sottolinea la stessa Procura nel comunicato stampa diffuso. Il valore complessivo dei beni finiti sotto il controllo dello Stato è di oltre 3 milioni e mezzo di euro. L’indagine, coordinata dalla Dda (pm Alessandra Converso e Daniela Varone), è stata condotta dalla Guardia di Finanza e in particolare dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli in tandem con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) e il Gico di Napoli con il colonnello Danilo Toma. Nella fase esecutiva delle misure cautelari si è avuta la collaborazione della Squadra mobile della questura partenopea. Per i cinque destinatari della misura è stata un’alba amara: Capozzoli , storicamente accostato al clan Contini; Massimiliano Di Caprio “a caprett”, di un anno più grande, anch’egli già noto alle forze dell’ordine ma senza affiliazioni camorristiche; suo cognato; la 46enne moglie di Di Caprio, incensurata; Giulia Nappo, commercialista 62enne, e un 56enne poliziotto in servizio alla Stradale dopo un passato di brillante investigatore con decine e decine di arresti e operazioni antidroga a Napoli città.

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