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29 Maggio 2024 - 09:09
O vec’ e nun o crer’, Giorgia. Ti chiamerò così solo oggi, ho avuto il permesso. Quello che vedo fatico a crederlo». Don Maurizio Patriciello non nasconde la propria soddisfazione per l’inaugurazione del centro sportivo a Caivano e ricorda alla premier che «oggi celebriamo la Pasqua, ma prima c’è stato il venerdì santo. Il 15 luglio scorso le ho scritto allegandole le foto del centro vandalizzato. Ad agosto mi ha risposto e quando è successo il fatto delle bimbe le ho rivolto un appello disperato a venire a portare qui lo Stato e farci sentire italiani. Riuscii a trovare il numero e glielo chiesi. Ebbene, otto giorni dopo era qui con mezzo Governo». E ancora: «Se avessi avuto paura delle pistole non sarei qui. Il governatore disse che lo Stato a Caivano non c’era, stop. Ma qualcuno deve portarcelo. Io ho fotografato lo scempio che c’era qui. Non era il mio compito ma tutti dobbiamo fare un passo in più. Apprezzai il procuratore generale di Napoli Riello quando disse “via i don Abbondio dalle chiese”. Sono d’accordo, ma i don Abbondio devono andare via anche dalla magistratura, dal giornalismo, dalla politica». Don Patriciello rivolge un ringraziamento alle forze dell’ordine perché, dice, «quando ci sono le sparatorie non vogliamo gli insegnanti elementari ma voi. Quanti omicidi, quanti scempi, quanta paura e quante stese. E qualcuno ha detto non servono forze dell’ordine ma solo insegnanti. Non è così, servono gli uni e gli altri. Dalla Chiesa non arrivano aut aut, una cosa non elimina l’altra. Dobbiamo camminare insieme». A margine, poi, il sacerdote stigmatizza «polemiche ridicole e fuori posto almeno in questo momento. Un verso nella Bibbia dice che c’è un tempo per ogni cosa. Noi abbiamo versato le lacrime e soffocato la rabbia. Però adesso vogliamo gioire, questo ci deve essere consentito. E i delinquenti sono meno contenti. Da quando è arrivata la compagnia dei carabinieri al Parco Verde tanta droga non se ne vende più Non si può impedire alle persone di dire quello che pensano. Poi, però, contano i fatti». Non manca un siparietto al momento del taglio del nastro don Patriciello passa davanti al governatore Vincenzo De Luca che poco prima aveva ricevuto un sarcastico saluto dalla premier Giorgia Meloni. E all’esitazione del presidente della Regione Campania, che un attimo prima aveva stretto la mano al commissario Fabio Ciciliano, don Patriciello dice «che fa, non me la dà?». E così tutto si risolve con la stretta di mano
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