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30 Maggio 2024 - 08:14
NAPOLI. La holding di narcotrafficanti capeggiata dall’ex broker della cocaina Bruno Carbone è sotto assedio. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra i presunti componenti dell’organizzazione è entrato nel vivo ieri mattina con la requisitoria del pubblico ministero, che ha invocato 19 condanne per un totale di due secoli di carcere. A rischiare grosso saranno soprattutto i capi della “rete”, per i quali sono state chieste pene comprese tra i 16 e i 20 anni di reclusione. Queste nel dettaglio le richieste di condanna avanzate dal pm: Francesco Addamiano, 4 anni; Bruno Carbone, 3 anni e 6 mesi; Giovanni Cortese, 18 anni; Errico D’Ambrosio, 3 anni e 6 mesi; Daniela Della Monica, 2 anni; Salvatore Della Monica, 16 anni; Vincenzo Della Monica, 16 anni; Raffaele De Sica, 16 anni; Nicola Di Casola, 18 anni; Carlo Esposito, 6 anni e 6 mesi; Roberto Merolla, 18 anni; Michele Nacca, 20 anni; Alessio Onorato, 2 anni e 8 mesi; Antonio Pagliarani, 4 anni e 4 mesi; Antonio Pinto, 4 anni e 4 mesi; Emanuele Pisa, 16 anni; Giuseppe Rocco, 8 anni; Sebastiano Romeo, 8 anni; Domenico Stefanelli, 10 anni. Toccherà adesso al collegio difensivo intavolare la migliore strategia per provare ad aprire una breccia in un quadro indiziario fin qui rivelatosi granitico. Tra gli avvocati difensori si segnalano i penalisti Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Giuseppe Perfetto, Luca Mottola, Rocco Maria Spina, Claudio Davino, e Stefano Sorrentino. Il processo trae spunto dall’inchiesta culminata dal blitz di gennaio scorso, quando in manette finirono quasi trenta persone. I carabinieri del comando provinciale di Napoli, coordinati dalla Dda, hanno ribattuto con investigazioni ad alto livello e hanno azzerato i due gruppi che agivano sull’asse Barcellona-AmsterdamNapoli. Ben 29 indagati sono stati i destinatari di altrettante misure cautelari e tra essi spiccavano nomi noti alle forze dell’ordine come Giovanni Cortese “’o cavallaro” di Secondigliano, storico fedelissimo dei Di Lauro, Carlo Esposito “’o chiatto” di Pianura e Vincenzo Della Monica “’o Gabibo Just”. Tra coloro per i quali non è scattato il provvedimento restrittivo c’era Giuseppe Mazzaccaro, “Peppe della 99”, capo dell’articolazione territoriale dei Sorianiello. La droga, soprattutto hashish e cocaina in quantità industriali, era ordinata e acquistata attraverso una serie di comunicazioni tra sodali con criptofonini inizialmente inattaccabili. Poi la rete “Encrochat” è stata bucata nel corso delle indagini per rintracciare Bruno Carbone, latitante di lusso a Dubai e braccio destro del re dell’ex re del narcotraffico RafFiumi di droga da Olanda e Spagna, chiesti quasi due secoli di carcere faele Imperiale, e le intercettazioni hanno permesso agli inquirenti di risalire ai due gruppi, separati nelle attività illecite ma in affari tra loro. Nell’inchiesta compare anche il Parco Verde di Caivano. Nel primo gruppo di narcos figuravano, come capi e promotori, Vincenzo Della Monica e Salvatore Della Monica. Per l’altra organizzazione i referenti erano Simone Bartiromo, Roberto Merolla e Giovanni Cortese.
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