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Pizzeria in una chiesa sconsacrata, è polemica a Napoli

Pizzeria in una chiesa sconsacrata, è polemica a Napoli

NAPOLI. Nel cuore del centro storico di Napoli, una pizzeria ha aperto i battenti all'interno di una chiesa sconsacrata del XIV secolo, scatenando un acceso dibattito. La "Santissima Pizza", questo il nome del locale, sorge in via San Paolo, dove un tempo si trovava la chiesa di Santa Maria Porta Coeli. L'apertura della pizzeria ha sollevato dubbi e perplessità da parte di alcuni cittadini e associazioni, tra cui il Comitato Civico Portosalvo. Il presidente del Comitato, Antonio Pariante, contesta la scelta del Comune di Napoli di concedere il permesso di apertura, soprattutto alla luce di una recente delibera che blocca per tre anni l'apertura di nuove attività di ristorazione nel centro storico. Pariante sottolinea l'importanza di tutelare il patrimonio storico e architettonico della città, e teme che la proliferazione di pizzerie e ristoranti stia snaturando il carattere del centro antico. «Non c'è più nulla di sacro a Napoli», denuncia il presidente del Comitato. «Anche le chiese vengono trasformate in pizzerie». I titolari della Santissima Pizza, respingono le accuse e soprattutto gettano acqua sul fuoco delle polemiche ribadendo di aver ottenuto tutti i permessi necessari per l'apertura del locale. «Abbiamo rispettato tutte le normative e le autorizzazioni sono in regola», affermano. «L'immobile era in stato di abbandono e noi gli abbiamo ridato vita». La vicenda ha acceso un acceso dibattito sui social network, dove molti cittadini si sono schierati a favore o contro l'apertura della pizzeria. C'è chi sostiene che si tratti di un'iniziativa imprenditoriale che contribuisce alla riqualificazione del centro storico, mentre altri temono che la trasformazione di chiese in locali commerciali porti a una banalizzazione del patrimonio culturale. Intanto su Fb si legge che «il complesso è stato recuperato da due cuori appassionati, Salvatore e Savio, nati e cresciuti tra le strade di Napoli, che hanno portato il loro sogno di diventare pizzaioli fino a Londra, città della multiculturalità. Dopo dieci anni di successi la nostalgia li ha riportati a casa con un'ambizione straordinaria: fondere la sacralità di una ex chiesa storica con l'autenticità della pizza napoletana». Basterà questo a chiudere il dibattito sul futuro del centro storico di Napoli e sul difficile equilibrio tra sviluppo economico e tutela del patrimonio?. Il Comune si trova al centro delle critiche per la sua gestione, accusato di non aver fatto abbastanza per contrastare il fenomeno dell'abusivismo commerciale e per valorizzare il patrimonio storico della città. Resta da vedere se la Santissima Pizza riuscirà a conquistare i palati dei napoletani o se diventerà un simbolo dell'invasione del sacro da parte del profano. La vicenda è destinata a far discutere ancora a lungo.

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