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Tensioni nelle carceri napoletane, Ciambriello: «Applicare subito misure alternative alla detenzione»

Tensioni nelle carceri napoletane, Ciambriello: «Applicare subito misure alternative alla detenzione»

NAPOLI. «Gli episodi avvenuti a Poggioreale e Secondigliano sono la fotografia impietosa di una situazione che non è solo campana, ma anche nazionale, fatta di sovraffollamento, detenuti psichiatrici e tossicodipendenti. In carcere la mancanza di figure sociosanitarie, psicologi e psichiatrici, porta il sistema penitenziario al collasso. Ci sono diverse forme di autolesionismo, addirittura di suicidio non riguardano solo gli adulti ma anche i minori. Occorrono risposte complessive, non basta una struttura di pronto intervento». A dirlo il garante campano per i detenuti, Samuele Ciambriello.

Quale può essere la risposta complessiva?
«La presenza di figure sociali di secolo perché non è possibile che h24 ci siano solo agenti. Poi misure alternative al carcere perché, oserei dire, i dati ce le impongono».

Quali, in particolare?
«In Italia abbiamo 23mila detenuti su 61mila che devono scontare meno di tre anni di carcere. Ne abbiamo 9mila che hanno condanna definitiva fino a tre anni. In Campania, per fare un esempio, dove dall’inizio dell’anno si sono stati cinque suicidi e una sessantina di tentativi, abbiamo un grande indice di sovraffollamento ma ci 506 reclusi su 7.573 complessivi che devono scontare cinque mesi di carcere e 840 detenuti che hanno da finire meno di un anno. Basterebbero per questi ultimi misure alternative per arginare una situazione di affollamento esplosiva. Ci sono più di 1.400 detenuti che non hanno reati gravi a carico: perché non mandarli nelle comunità terapeutiche di accoglienza? Ci sono tanti problemi seri, comprese le aggressioni anche tra detenuti o quelle ai danni di agenti e operatori sociosanitari. Ci vuole collaborazione per altrimenti si rischia un’estate calda».

Lei è stato a Poggioreale...
«Si, ho visto che si svolgono diverse attività. Le Camere penali, tra l’altro, hanno iniziato una maratona oratoria per rappresentare alla società civile la condizione inumano dei detenuti, il degrado della realtà carceri dove sono costretti a lavorare agenti e operatori. C’è un’inefficienza del sistema dovuta anche alle mancate riforme e all’indifferenza della politica che vede il carcere come la risposta più semplice a bisogni complessi. Per questo servono misure urgenti».

Di recente, dopo le ultime scosse, c’è stata l’evacuazione del carcere femminile di Pozzuoli. Secondo lei si può pensare a un rientro in tempi ragionevoli?
«Credo che non ci siano le condizioni tecniche per consentirne il ritorno. Sono state suddivise tra sette carceri campani e tre fuori regione. Ma non è possibile che 120 detenute debbano stare in dieci istituti di pena diversi. Mi auguro che ci siano un’unica risposta per tutte».

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