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02 Giugno 2024 - 17:26
NAPOLI. Da ieri è iniziato il 21esimo mese da quando i treni della funicolare di Chiaia si sono fermati, senza peraltro che, dopo la chiusura avvenuta il 1° ottobre del 2022, e per oltre un anno, si siano visti operai al lavoro, assestando un altro duro colpo a un trasporto pubblico che, nel capoluogo partenopeo, fa acqua da tutte le parti. Le ripercussioni, in questo lungo periodo di tempo, si sono aggravate anche per la totale insufficienza dei mezzi sostitutivi messi in campo dall'Anm. Intanto il traffico al Vomero, ogni giorno continua ad andare in tilt con strade e piazze bloccate, in particolare nelle ore di punta, all'ingresso e all'uscita delle scuole. A ritornare puntualmente, a ogni significativa scadenza, sulle conseguenze scaturite dal fermo dell'importante impianto a fune, che collega il Vomero con il quartiere Chiaia, è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari impegnato a segnalare le vicende e purtroppo i malfunzionamenti che da tempo stanno caratterizzando la vita delle funicolari cittadine, fondatore sul social network Facebook del gruppo "Napoli: gli "orfani" della funicolare di Chiaia". «Va ricordato - sottolinea Capodanno - che la costruzione di questa funicolare, la prima dei quattro impianti a fune presenti a Napoli, fu realizzata dalla ditta "Fermariello Gennaro" nel periodo tra il maggio del 1887 e l'ottobre del 1889, per essere inaugurata il 17 ottobre 1889. I lavori richiesero poco più di due anni con le tecnologie dell'epoca. Oggi, con le tecnologie del XXI secolo occorrerà praticamente lo stesso tempo solo per realizzare i lavori di revisione ventennale». Intanto non accenna a diminuire il disappunto per l'eccessiva durata del fermo dell'impianto a fune, i cui treni collegavano le due stazioni terminali in poco più di tre minuti, andando a penalizzare anche i viaggiatori, che affluivano dalle due stazioni intermedie di Palazzolo e di corso Vittorio Emanuele, per i quali non è stato mai istituito un mezzo sostitutivo su gomma. Solo a fine maggio 2023, al quarto tentativo, è stata aggiudicata la gara d'appalto, per un importo di poco meno di 7 milioni di euro, con lavori che però sono iniziati cinque mesi dopo, nell'ottobre dell'anno scorso. Intanto era trascorso già oltre un anno dal fermo dell'impianto. «Allo stato, considerando i dieci mesi indicati nell'appalto per l'esecuzione dei lavori e i tempi per effettuare le prove per ottenere il nulla osta dell'Ansfisa, se tutto va bene, si può preventivare che l'impianto non riaprirà prima dell'autunno prossimo».
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