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Clan Sasso, accuse dimezzate

Clan Sasso, accuse dimezzate

Faida delle Salicelle: cinque condanne in primo grado, ma la stangata non arriva.  L’emergente ras “’o nennillo” e Parziale se la cavano con 10 anni a testa: la procura ne aveva chiesti il doppio

NAPOLI. La linea della procura non sfonda e l’inchiesta che avrebbe dovuto fare luce sugli affari criminali dell’emergente ras Giuseppe Sasso “‘o nennillo” e dei suoi fedelissimi esce “decapitata” dal processo di primo grado. Il rito abbreviato si è concluso ieri mattina con pene pressoché dimezzate rispetto alle richieste del pm. Il giudice Fabio Lombardo ha condannato a 10 anni di reclusione Vittorio Parziale; a 10 anni Giuseppe Sasso, a 9 anni e 4 mesi Adriano Laezza, a 9 anni e 4 mesi Vincenzo De Pompeis e a 8 anni e 6 mesi Luca D’Auria. La procura aveva chiesto invece pene a 20 anni di reclusione, come nel caso di Sasso e Parziale.

Il verdetto ha dunque soddisfatto in pieno le aspettative degli avvocati Dario Carmine Procentese (per Sasso, De Pompeis e D’Auria), Leopoldo Perone e Antonio Girfoglio (per Laezza), Antonio Bucci e Cianferoni (per Parziale). L’arresto dei sei imputati, ritenuti dalla Dda appartenenti a un gruppo criminale legato al clan Moccia, risale all’ottobre 2022, quando i carabinieri del nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, quelli della stazione di Afragola, i poliziotti della Squadra mobile e del commissariato di Afragola notificarono alle sei persone condannate oggi accuse, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e porto e detenzione illegale di armi da guerra e comuni da sparo.

Il processo di primo grado da un lato ha certificato e sanzionato l’esistenza dell’organizzazione, ma al tempo stesso ha visto cadere per gli imputati numerose accuse, come quelle, per Sasso, di detenzione di armi da guerra. Da qui la sequenza di condanne al ribasso. Quello di Giuseppe Sasso, alias “’o nennillo”, negli ultimi tempi è diventato uno dei nomi di spicco della mala afragolese e del rione Salicelle. Sasso, 27enne, già di recente è stato arrestato per associazione mafiosa, ma sulla sua testa sono pronte a cadere nuove, pesantissime accuse: su tutte, quella aver commesso dei gravi fatti di sangue. Parola di alcuni collaboratori di giustizia, i quali gli hanno attribuito «la commissione anche di omicidi, fornendo il senso e la dimensione dello spessore delinquenziale ormai raggiunto in quell’ambito».

La circostanza emerge da una dettagliata informativa della Squadra mobile allegata al fascicolo del processo che portato alla sbarra Giuseppe Sasso in qualità di imputato per le minacce aggravate nei confronti della cognata dell’ex boss, oggi pentito, Michele Puzio. La donna, infatti, sarebbe stata avvicinata da “’o nennillo” il 28 dicembre 2022 mentre si recava in visita dal figlio, residente nel rione Salicelle di Afragola. Stando a quanto riferito dalla persona offesa in sede di denuncia, l’emergente ras le avrebbe detto, con fare arrogante e intimidatorio, che doveva andarsene da quella zona, in quanto persona non gradita per via della parentela stretta con un collaboratore di giustizia. Nel frattempo le indagini sul caso hanno fatto il loro corso e Sasso era finito a processo anche per quella vicenda. Per l’accuda di droga, se l’è cavata invece con soli dieci anni.

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