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Abc, cambio di statuto: si dimette la presidente

Abc, cambio di statuto: si dimette la presidente

NAPOLI. La presidente di Abc, Alessandra Sardu, ha rassegnato le dimissioni. Un comunicato laconico ha segnato la fine di un’era, ma non certo quella delle polemiche nate all’indomani del cambio di statuto deciso dal Comune di Napoli. «Durante l’ultima seduta del triennio di mandato del cda di Abc, dopo aver approvato la delibera relativa al fabbisogno di personale dell’azienda, ultimo importante obiettivo prefissato oltre a quelli già raggiunti, la presidente di Abc, Alessandra Sardu, ha rassegnato le sue dimissioni con effetto immediato e irrevocabile dalla guida del Consiglio d’amministrazione dell’azienda speciale del Comune di Napoli per il ciclo integrato dell’acqua. Le dimissioni sono state comunicate al cda di Abc e ai vertici del Comune di Napoli». Poche parole. Una decisione, come detto, che non spegne il fuoco della polemica al cui centro ci sono le modifiche statutarie proposte dall'amministrazione comunale, che hanno sollevato critiche da parte di associazioni ambientaliste e sindacati. Poche ore, infatti e arriva la protesta del vicepresidente di Abc Napoli Domenico Aiello, nominato in Consiglio in rappresentanza del Wwf Italia, che ha abbandonato la seduta del Cda, un gesto contro le parole pronunciate dal sindaco Manfredi il quale, ha dichiarato l’intenzione di modificare lo statuto societario, eliminando il bilancio ecologico e partecipato e la presenza dei due componenti delle associazioni ambientaliste nel cda. Insomma è muro contro muro. E in questo scontro entrano anche Cgil e Filctem che dal canto loro hanno denunciato la mancanza di confronto: «L'improvvisa decisione della giunta comunale di Napoli di modificare lo Statuto di Abc è stata assunta senza alcun confronto con associazioni e sindacati. La modifica mette in discussione il modello societario unico in Italia, su cui è stata costituita l'azienda seguendo gli esiti referendari del 2011». E a poco sono servite le rassicurazioni si Gennaro Acampora, capogruppo del Partito Democratico nel consiglio comunale: «Nessuna privatizzazione di Acqua Bene Comune, nessun inutile allarmismo: a Napoli l'acqua è pubblica e resterà pubblica, ma serve anche un'azienda più solida, con una struttura che valorizzi i 130 milioni fatturati e li investa al meglio, tanto in nuove assunzioni quanto nella qualità della rete. Il nuovo statuto risponde a queste necessarie esigenze di miglioramento dell'azienda, delle quali ripeto non vanno e non andranno mai messe in dubbio la natura e le finalità pubbliche». Ma nella mattinata in campo è sceso anche Padre Alex Zanotelli che ha protestato contro la modifica dello statuto, incatenandosi davanti al Comune di Napoli. «Come deciso nel referendum sull'acqua del 2011, questo bene deve essere sottratto al mercato e alle logiche di profitto». Zanotelli teme che i cambiamenti statutari possano portare a un modello diverso di gestione, con ripercussioni sulle tariffe per i cittadini. Alberto Lucarelli, docente di Diritto Costituzionale, ha spiegato che la proposta della Giunta ha tre punti critici: l'espulsione dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste dal Cda, l'eliminazione del bilancio partecipato ecologico e la trasformazione del comitato di sorveglianza in comitato di partecipazione.

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