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Omicidi Pastella e Vigna, le accuse dei pentiti

Omicidi Pastella e Vigna, le accuse dei pentiti

NAPOLI. Le misure cautelari per gli omicidi Pastella e Vigna, avvenuti a Marano nel 2015, derivano essenzialmente dalla collaborazione degli ex ras pentiti Giuseppe Simioli “Petruocelo” e Giuseppe Ruggiero “Geppino”. I quali, sentiti a distanza di tempo e senza che il secondo conoscesse le dichiarazioni del primo, hanno messo a verbale racconti ritenuti concordanti dalla Dda e dal gip (ferma restando naturalmente la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva). Secondo l’accusa in sette dovranno rispondere dei reati: Antonio e Angelo Orlando, Vincenzo Polverino, Armando Lubrano, Carlo Nappi e gli stessi Simioli e Ruggiero. Il movente stava nel fatto che “o russ” e Pitbull” erano passanti con gli “scissionisti” nel tentativo di conquistare la cittadina “criminalmente”. «Dopo l’omicidio di Luigi Felaco - ha dichiarato il 4 maggio 2012 Giuseppe Simioli, l’arresto di Mario Riccio e dei suoi uomini, decidemmo di uccidere Antonio Pastella che si era unito al gruppo dei Ruggiero dell’acqua per dare appoggio a “Mariano”. Quindi, insieme a Giuseppe Ruggiero e Carlo Nappi, incaricammo Vincenzo Polverino detto “Peruzzo” e Crescenzo Polverino detto “Crescenziello” di individuare Pastella e di capire i suoi spostamenti per portare a compimento l’agguato. Era mia intenzione ammazzare il Pastella per vendicarmi del tradimento che lui aveva compiuto passando temporaneamente negli anni 2012 e 1013 nelle file di Mariano Riccio». Simili le dichiarazioni rese ai pm antimafia da Giuseppe Ruggiero detto “Geppino”, il 27 ottobre 2023: «L’omicidio di Antonio Pastella è stato deliberato da Giuseppe Simioli, all’epoca capo dei Polverino, e da Antonio Orlando detto “Mazzolino”, allora latitante e a capo del gruppo Orlando. L’accordo prevedeva che chiunque di noi avesse trovato il Pastella doveva ammazzarlo. Il delitto è stato materialmente commesso dagli affiliati al gruppo Orlando. La mia conoscenza è diretta in questi termini: quando ero latitante, non ricordo se ai Camaldoli o a Santa Maria Capua Vetere, venne a trovarmi Vincenzo Polverino detto “Peruzzo”, inviato direttamente da Antonio Orlando. Il quale doveva trasmettermi un messaggio e in particolare doveva dirmi che avendo “loro” compiuto l’omicidio di Pastella avevano diritto a ottenere il 50 per cento del provento delle estorsioni mentre prima ricevevano da Giuseppe Simioli “soltanto” lo stipendio. Per quanto mi riferì “Peruzzo”, a commettere materialmente l’omicidio erano stati Armando Lubrano e Angelo Orlando “o’ malommo”». “O’ russ” si trovava all’interno del locale. Il commando arrivò e uno dei componenti, armato di fucile, bloccò la circolazione stradale fermando una Fiat 500 con tre donne a bordo mentre i sicari fecero irruzione nel bar. Pastella li vide e fuggì all’esterno, ma fu ferito mortalmente dai proiettili esplosi alle sue spalle. Gli stessi ruoli, secondo l’accusa, gli indagati avrebbero ricoperto nell’agguato a Salvatore Vigna, ritenuto probabilmente il successore di Pastella nella guida del gruppo “scissionisti”. “Pitbull”, originario del centro storico di Napoli ma da tempo trasferitosi a Marano, e Pastella secondo alcuni pentiti erano anche soci in affari.

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