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Malanapoli, venti di faida alle Case Nuove

Malanapoli, venti di faida alle Case Nuove

NAPOLI. Una sorta di replay, ma dai toni meno accesi. Il 17 gennaio scorso un commando di giovani vicini ai Marigliano e ai Contini, entrò in azione alle Case Nuove esplodendo ben 86 proiettili e ferendo Nicola Giuseppe Moffa, 18enne incensurato con amicizie e frequentazioni con lo stesso gruppo prima dei contrasti culminati nell’agguato nei suoi confronti. Venerdì scorso la scena si è ripetuta con modalità simili e nello stesso luogo: l’incrocio tra via Padre Ludovico da Casoria e via Michelangelo Ciccone. Ma stavolta non c’era un bersaglio da colpire: i pistoleri hanno sparato in aria, come dimostra l’assenza di punti di impatto. Per gli investigatori, pur in assenza di elementi concreti, è più che probabile un collegamento con l’altro episodio. Il che aumenta l’allarme per una possibile ripresa della guerra tra giovani emergenti di malavita della zona compresa tra l’Arenaccia, il Vasto e le Case Nuove. Nonostante dal territorio siano forzatamente assenti i due presunti responsabili dell’agguato a Nicola Giuseppe Moffa: Giuseppe Marigliano detto “Cavallo pazzo” (figlio del ras Ciro e fratello di Ciro Junior, finito in manette nel fine settimana per una vicenda non camorristica) e Ovalle Ortega, e lo stesso “Nico”, indagato invece in stato d’arresto per il tentato omicidio di Ciro Vecchione (vicenda non collegata alle stese e al ferimento delle Case Nuove). Liberi sono rimasti altri componenti del gruppo individuato dai poliziotti della Omicidi della Squadra mobile della questura, autori delle indagini che hanno fatto luce su entrambi i casi. Mancava poco alla mezzanotte di venerdì quando l’allarme è scattato al centro operativo della questura. Diverse telefonate al 113 segnalavano una sparatoria: “correte, correte”. Così, pochi minuti dopo sul posto indicato sono arrivati a sirene spiegate i poliziotti dell’Upg della questura, che si sono subito accorti che era tutto vero. E’ bastato guardare i volti spaventati dei pochi passanti e soprattutto gli 11 bossoli a terra, calibro 9 e 7 e 65, tipico delle azioni di criminalità organizzata. Nessuno comunque, è rimasto ferito. Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra mobile della questura, sono cominciate rapidamente e una delle ipotesi immediate è stato il collegamento con il ferimento di Nicola Giuseppe Moffa detto “Nico”. La zona è coperta dalla videosorveglianza, per cui è possibile che le immagini diano una mano agli investigatori. A fare fuoco, come dimostrano i diversi calibri dei proiettili, sono state 2 pistole. Ma il commando era composto da almeno 4 persone. L’agguato a Nico Moffa e al fratello come si è capito in seguito, fu probabilmente organizzato in fretta e furia. Non si spiegano diversamente alcune scelte dei presunti autori, Giuseppe Marigliano e Jenssi Ovalle Ortega “’o nir”: l’orario, le 18, quando ancora non era buio, e l’assenza di caschi per coprire il volto. Così le immagini della videosorveglianza in via Capasso si rivelarono importanti per convogliare i sospetti sul 37enne e sul 24enne.

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