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Così i Contini controllavano il San Giovanni Bosco: azzerata la fazione di Botta e De Luca

Così i Contini controllavano il San Giovanni Bosco: azzerata la fazione di Botta e De Luca

Le mani sull’ospedale San Giovanni Bosco, le processioni che si fermavano davanti ai palazzi dei mafiosi al cui interno c’erano cappelle votive dedicate a familiari morti, le estorsioni e il riciclaggio. Ancora una volta il clan Contini, gestito dai reggenti in libertà e in particolare da Carmine Botta e Gennaro De Luca “’o muntato”, emerge dalle inchieste della Dda come un’organizzazione potente. Capace di infiltrarsi, secondo alcuni pentiti, persino in associazioni religiose e ambienti di chiesa. Così, su grazie a penetranti indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, ieri mattina sono state eseguite 10 misure cautelari su 11 destinatari: 8 in carcere e 3 ai domiciliari mentre all’appello manca il cassiere del gruppo nonché tuttofare. Tutti devono essere considerati innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.  L’inchiesta coordinata dai pm Converso e Varone offre uno spaccato inquietante di camorra, al punto che il gip Colucci definisce “statisti dell’antistato” i vertici finiti nel mirino del clan Contini, ras assoluti nei quartieri o rioni San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia, dove si trova il San Giovanni Bosco alcuni anni fa (2019) al centro di un’altra indagine della procura. Nella struttura sanitaria: «Il parcheggio era loro, i Contini mi dissero che controllavano anche la mensa e lo spaccio all’interno dell’ospedale», ha messo a verbale Vincenzo Iuorio, ex affiliato ai Sautto-Ciccarelli del Parco Verde di Caivano. Il quale ha raccontato agli inquirenti un episodio del 2018, quando rimase ferita in un incidente stradale una donna parente del suo boss. In quella occasione fu chiesto a Carmine Botta come fare per avere un occhio di riguardo. «Non pagavamo il parcheggio e, quando entravamo nel reparto, alcune persone si mettevano a disposizione, ci davano i camici e ci facevano entrare anche in terapia intensiva», ha riferito Iuorio. Ancora più ficcanti le dichiarazioni di Teodoro De Rosa, altro nome storico all’interno del clan Contini. «Nelle varie strade ci sono più cappelle votive, ognuna delle quali gestita da un referente di zona. Ogni singola processione è dedicata a quella cappella e i soldi vanno alla famiglia mafiosa. È Gennaro Manetta a raccoglierli con due gemelli che nulla hanno a che fare con il clan, ma vanno in giro tra gli abitanti a chiederli in offerta. Inoltre preparano le bandiere religiose da usare durante le processioni, che recano i nomi Bosti, Contini etc etc». Infine, dall’indagine dei carabinieri sono emersi i rapporti di amicizia tra Carmine Botta e Ciro Mazzarella, i quali anche in virtù di una parentela si frequentavano fuori dai contesti criminali con le famiglie. Anche dalle intercettazioni a casa del secondo è venuto fuori il ruolo di vertice dal 2022 del congiunto del boss Salvatore insieme a Gennaro De Luca.

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