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Le mani dei Contini sull'ospedale: i favori di Manetta al capoclan Botta

Le mani dei Contini sull'ospedale: i favori di Manetta al capoclan Botta

«Digli: “ha detto “Carminiello” che questa è una persona alla quale ci tiene e si deve ricoverare là”».  Così il 13 ottobre 2022 Carmine Botta, emerso dall’ultima inchiesta sui Contini come il reggente del clan, si rivolse al nipote nonché suo autista Domenico Scutto. I due erano in macchina, ignari della microspia piazzata abilmente dai carabinieri, attraverso la quale si è capito a chi si rivolgevano i vertici dell’organizzazione per far curare familiari e amici al San Giovanni Bosco. Una corsia preferenziale, nella ricostruzione degli inquirenti della Dda, favorita da Gennaro Manetta detto “Genny Maradona”, uno degli 11 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita mercoledì. Quest’ultimo, ancora irreperibile, spiegò al ras di San Giovanniello che il paziente non poteva accedere passando dal pronto soccorso, in quel periodo chiuso, ma provenendo da un’altra struttura sanitaria grazie all’interessamento di qualche amico.  Ferma restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, va anche sottolineato che se pure ci fosse stata in passato un’infiltrazione malavitosa nel San Giovanni Bosco riguarderebbe singole persone e non certo il personale nel suo complesso né l’amministrazione dell’ospedale.  Non a caso la responsabilità penale è personale e servono prove per condannare. Di certo negli ambienti del clan si guardava al nosocomio del Rione amicizia come luogo per un possibile ricovero facile. Lo dimostra la conversazione intercettata tra Carmine Botta (fratello del più noto Salvatore, estraneo all’inchiesta), Il nipote “Mimmo” Scutto e Gennaro Manetta.  

BOTTA: «Digli: ha detto “Carminiello”, questa è una persona che lui ci tiene!...Si deve ricoverare lì».

SCUTTO: «Qua?” (intende presso il San Giovanni Bosco, struttura ospedaliere davanti alla quale stavano transitando in quel preciso momento”)».

BOTTA: «Vai a fare questo servizio tu! Vai da “Maradona” (soprannome di Gennaro Manetta, ndr)».

Era la mattina del 13 ottobre 2022. Zio e nipote si lasciarono, poi si rividero nel pomeriggio, ponendosi alla ricerca di Gennaro Manetta che sembrava introvabile. «“Maradona” è scomparso… quando lo cerchiamo noi…».  

CARMINE: «Vedi se lo vedi».

MIMMO: «Questa “fetamma”… ma dov’è andato?».

CARMINE: «È uscito?».

MIMMO: «Può essere pure!».

CARMINE: «Nessuno l’ha visto?».

MIMMO: «Non si è visto proprio o’ zì…se no lo acchiappavo…hai capito?».

CARMINE: Quello sta sempre davanti alle palle…e quando lo cerchiamo…”. MIMMO: “Eccolo! Questa fetamma…”

 

CARMINE: «Dove sei stato tutta la giornata? (Botta si rivolse così a Manetta, che si trova all’esterno della macchina, ndr)».

“MARADONA”: «Io?».

CARMINE: «È tutta la giornata che ti cerco».

“MARADONA”: «A me? E perché?».

CARMINE: «Sta questo amico mio che si deve ricoverare».

“MARADONA”: «Carmine, io pensavo cos’era…al fratello (tirando un sospiro di sollievo e ridendo, ndr)».

CARMINE: «Al reparto di medicina!».

“MARADONA”: «Deve andare in un altro ospedale e poi… perché non lo sai? Qua non ci sta il pronto soccorso».

CARMINE: «No… senza pronto soccorso non si può…».

“MARADONA”: «No, deve morire mio figlio! Vengono le ambulanza dagli altri ospedali e ricoverano le altre persone qua! Per esempio, che va al san Paolo? Piglia e mandalo al san Giovanni Bosco… che va al Cto? Mandalo a… hai capito che fanno? Qua li accettiamo solo con le ambulanze? Sono tre anni che sta bloccato a noi».  

CARMINE: «E che deve… deve andare in un ospedale…».

“MARADONA”: «Deve andare in un ospedale… e lo ricoverano!».

CARMINE: «E si deve ricoverare!».

“MARADONA”: «E si deve ricoverare! Poi loro che hanno il posto al San Giovanni Bosco… Ci mettiamo in contatto… là che ci sta la barella? Lo pigliamo e lo portiamo qua! A disposizione, fratello mio!». 

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