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26 Agosto 2017 - 08:13
Impatto terribile fra cantieri perenni e strade sporche. Anche i quartieri "bene" non si salvano
NAPOLI. Vacanze finite. Il mare e i colori della Costiera, come sempre, ti hanno riconciliato col mondo. Hai letto che Napoli è piena di turisti e, quasi quasi, ti fa piacere tornare per sentirti fiera della tua città, finalmente apprezzata da tanti visitatori stranieri. Sei piena di curiosità e di intenzioni positive. È per questo che ci resti proprio male, quando al tuo arrivo, vieni presa a pugni in faccia.
Il primo pugno te lo becchi appena esci dall’autostrada e ti immetti in una via Marina completamente buia. È mezzanotte. Alla luce degli abbaglianti che accendi per districarti fra i cantieri dormienti, lo squallore degli edifici che delimitano la strada ti viene incontro con tutta la sua sguaiata arroganza. Sarà un guasto alla cabina elettrica, ti dici. Ma poi no, ti rendi conto che le insegne dei pub e dei bar sono accese: è proprio l’illuminazione pubblica a mancare. Ma come è possibile, è questo il modo di trattare l’ingresso della città per chi ci arriva in auto? Lo stupore cede il passo all’indignazione quando capisci che è così per un bel po’ di chilometri: dovrai arrivare fino a piazza Municipio prima di trovare dei lampioni accesi.
Il secondo pugno te lo becchi il giorno dopo. Quando capisci che nel tuo quartiere, Chiaia, i negozi sono tutti chiusi e per comprare un po’ di pane e latte per la colazione devi raggiungere qualche supermercato. Il caldo imperversa e tu non hai voglia di immergerti in un bagno di sudore. Ma, tant’è: inutile lamentarsi. Poiché abiti vicino alla funicolare, pensi di salire al Vomero, dove ce n’è uno sempre aperto in una bella strada tutta alberata che non ti farà sentire il caldo. Si trova piuttosto in alto, sulla strada del Museo di San Martino, ma c’è un comodissimo sistema di scale mobili, che permette di fare tutto il tragitto senza stancarsi. Solo che hai fatto male i conti: le scale mobili sono chiuse e ti tocca salire a piedi la doppia rampa che ti conduce in via Morghen. Inutile precisare che anche l’altra scala mobile, quella che porta al museo, è sbarrata. Si sa, la cultura è faticosa: al turista che si appropinqua in queste lande è richiesta non solo tanta motivazione, ma anche tanta salute.
Il terzo pugno te lo becchi quando vai al lavoro. Ci arrivi a piedi, percorrendo il paio di chilometri che separa casa tua, al corso Vittorio Emanuele, da via Chiatamone, dove c’è la redazione del Roma. Le rampe di san Pasquale, al Parco Margherita, sono diventate un giardino verticale: i cespuglietti di vegetazione spontanea che crescono rigogliosi sui gradini ti costringono a continui zigzag e ti impediscono di appoggiarti al corrimano, col rischio, data la tua ahimé non più verde età, di farti capitombolare indecorosamente fino a via dei Mille.
Il quarto pugno te lo becchi, quando, decidi di trascorrere la serata al centro storico. Sei stata seduta tutto il pomeriggio davanti al computer, perciò ci vai a piedi. Passi velocemente, anche con una certa inquietudine, sotto le luci cimiteriali di via Chiatamone e via Morelli, prosegui in una via Chiaia semideserta, e finalmente arrivi in via Toledo: qui si che c’è vita. Tanta gente, è vero: napoletani e stranieri in un brulichio rumoroso e colorato che si accalcano davanti ai bar, alle pizzerie e alle friggitorie che sono sorte come funghi e hanno molto successo. Ma dove si siedono? Panchine non ce ne sono e ci si arrangia come si può: gli scalini delle chiese sono gettonatissimi ma anche il gradino di accesso ai negozi va bene. Una pizzetta unta in una mano, una birra poggiata in terra alla meno peggio e la serata può dirsi riuscita. E chi se ne frega se un po’ più in là una blatta passeggia indisturbata, se i cestini rigurgitano di carte appallottolate e lattine vuote, se il piperno dei marciapiedi è intriso di macchie maleodoranti e se un giovane uomo si sporge dentro un cassonetto per cercarci qualcosa da mangiare o da rivendere.
È questo che chiamano rinascita? Fino a quanto può essere fuorviante l’uso delle parole? L’entusiasmo postvacanziero è solo un ricordo mentre allunghi una moneta nel cappello del vecchio con la barba che se ne sta al centro della strada in ginocchio, dritto dritto, col braccio proteso verso i passanti: “Grazie principessa”. La sua voce è l’unica nota dolce di questo rientro partenopeo.
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