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09 Novembre 2017 - 15:33
Quarant'anni, tossicodipendente, conosciuta dai commercianti e dai residenti della Galleria, racconta disperata la sua storia. "I ragazzini arrivano la notte dai Quartieri Spagnoli, mi riempiono di botte, a volte mi urinano e perfino defecano addosso".
NAPOLI. C’è una donna, una homeless, che ‘’vive’’ nella Galleria Umberto di Napoli e qui, per lei, la notte è un incubo. ‘’Bande di giovani vengono dai Quartieri Spagnoli e la massacrano di botte. Poi le urinano e le defecano addosso. Qualche volta la lanciano dentro la fontana in piazza e l’abbandonano dolorante e infreddolita’’, raccontano di lei i commercianti della Galleria che ogni mattina la ritrovano gonfia e lacera, sporca e tremante per lo spavento.
Il suo giaciglio, sporco di cibo e insanguinato, viene sgomberato dagli operatori dell’Asia, che ripristano il decoro del monumento. Ma a restituire dignità e un po' di pace a questa sventurata non ci pensa nessuno.
Tiziana ha superato i quarant’anni, è minuta, ha occhi grandi, eternamente spaventati e, nella bocca – anche oggi gonfia per le percosse che ha subito la notte scorsa – ha pochi denti. ‘’Anche questa notte, l’hanno massacrata’’, conferna un passante che, impietosito, le allunga qualche spicciolo. Tiziana, furtiva si allontana per qualche minuto, poi ritorna, afferra il braccio del passante e piangendo chiede ‘’Chiamate mia figlia, chiamate mia figlia’’.
Supplica e piange con lacrime copiose. Tiziana, è tossicodipendente, quasi sempre imbottita di sostanze psicotrope. Se non è sotto l’effetto di droghe illegali, riesce a farsi somministrare dei sedativi al centro di salute mentale, che ne rallentano l’uso della parola. Quando parla è difficile capirla e solo chi la conosce da tempo decifra le sue parole.
‘’E’ una mamma – raccontano in Galleria – ha due figlie, che però si sono arrese. A chiunque si parli di lei, ne dice male, perché per comprare la dose ruba. Tenta di rubare nei negozi. Ma si può abbandonare così un essere umano? E’ terribile quello che subisce tutte le notti qui dentro. Non esiste un luogo dove si possa curare?’’.
Tiziana ha ascoltato e risponde piangendo disperata: ‘’Sì, sì, portatemi via…’’.
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